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Ricerca: da Nasa a malattie rare, 5 italiani under 40 premiati in Usa

09 novembre 2017 | 13.22
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Ricerca: da Nasa a malattie rare, 5 italiani under 40 premiati in Usa

Tre donne e due uomini, tutti accomunati dall'essere ricercatori 'top' italiani under 40. Dalla Nasa, alla matematica pura ad altissimi livelli, alle più avanzate ricerche su tumori e malattie rare. Ecco i progetti sui quali lavorano in Nord America Angela Bononi, Camilla Pacifici, Giulia Saccà, Marco Ruella e Marco Pavone, premiati da Issnaf (Italian Scientists and Scholars of North America Foundation), la fondazione che riunisce oltre 4.000 fra docenti e ricercatori italiani in Usa e Canada. Più che 'cervelli in fuga', 5 ambasciatori della forza della ricerca italiana in America.

I vincitori sono stati selezionati all'interno dell'evento annuale Issnaf, il 7 e 8 novembre all'Ambasciata italiana di Washington, sotto l'Alto Patronato del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ecco chi sono i 'magnifici 5': Angela Bononi, classe 1983, nata a Rovigo e cresciuta in provincia a Fiesso Umbertiano, nel 2007 si è laureata in Chimica e tecnologia farmaceutiche all'Università di Ferrara. Nel 2013 si trasferisce all'University of Hawaii Cancer Center, Thoracic Oncology, concentrando l'attenzione sul legame tra tumori e genetica. "Qui in America siamo liberi di avere idee sbagliate e poter cambiare direzione", dice. Camilla Pacifici, nata a Monza nel 1984, oggi lavora con un Nasa Postdoctoral Program Fellowship al Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland. Si è laureata all'Università Bicocca di Milano, conseguendo la laurea triennale in Fisica nel 2006 e la specialistica in Astrofisica nel 2008. "Ho lavorato molto con dati ottenuti dal telescopio spaziale Hubble e ora mi sto preparando per i dati che ci invierà il James Webb Space Telescope, che verrà lanciato nel 2019 per svelare i misteri dell'universo più giovane", dichiara.

Matematica pura ad altissimi livelli è il campo di ricerca di Giulia Saccà, 33 anni. Studi e ricerca l'hanno portata da Roma a Parigi, New York, Bonn, Princeton. Fino a Boston, dove è assistant professor al Mathematics Department del Mit di Boston. "Le prospettive future? Per me è difficilissimo rispondere, di sicuro almeno per un po' voglio restare qui, dove l'ambiente e le strutture sono più favorevoli alla ricerca rispetto all'Italia", afferma.

E ancora. Marco Pavone, nato nel 1980, torinese cresciuto tra Genova, Roma e L'Aquila e laureato a Catania, è assistant professor di aeronautica e astronautica alla Stanford University. Ha sviluppato un software che permette ai robot aerospaziali di agire in autonomia, per esempio per esplorare ambienti sconosciuti e inospitali nel sistema solare, per riparare satelliti in orbita, o per assemblare strutture nello spazio. Infine Marco Ruella: medico torinese 35enne, lavora a Filadelfia al Center for Cellular Immunotherapies della University of Pennsylvania (Upenn) da 5 anni. La Car-T, una nuova terapia che sfrutta il sistema immunitario del paziente per battere i tumori, è stata ideata dal gruppo del professor Carl June e successivamente sviluppata dalla Novartis in larga scala. E del team di ricerca fa parte proprio Ruella.

"Issnaf da tempo collabora con le imprese italiane e americane - dichiara il presidente della fondazione, Vito Campese - Siamo consapevoli di poterci proporre, con il nostro network di scienziati di talento e inseriti in reti di collaborazioni internazionali, come un ponte tra accademia e industria, tra centri di ricerca e laboratori ricerca e sviluppo delle imprese. L'industria 4.0 rappresenta una sfida da cogliere per rinnovare e rilanciare questo legame che può toccare la ricerca di base come quella applicata".

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