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Studi su anti-pneumococco, quantità sierotipi non migliora efficacia vaccino

10 aprile 2018 | 11.49
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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La quantità di sierotipi contenuti nel vaccino anti-pneumococco può essere una condizione vincolante per decretarne la maggiore efficacia e quindi la scelta nei programmi d’immunizzazione? Alla luce dei dati di reale impatto clinico ottenuti negli ultimi 3 anni sui due prodotti attualmente in commercio - Prevenar* 13 di Pfizer, contenente 13 sierotipi, e Synflorix* di Gsk, che ne contiene 10 - la risposta sembra essere negativa. (Video)

Dai nuovi documenti tecnici di revisione sistematica della letteratura scientifica, condotti nel 2017 da enti indipendenti come Paho (Pan American Health Organization) e Ivac-Who (International Vaccine Access, Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health) non emergono infatti differenze sostanziali tra i due vaccini nel contrasto alle patologie pneumococciche nei bambini con meno di 5 anni. Gli studi concordano che non si possa concludere che un vaccino sia superiore all'altro.

Lo Strategic advisory group of experts (Sage) on immunization dell'Oms evidenzia che "entrambi i vaccini hanno un impatto sostanziale contro la polmonite" e che "attualmente non vi sono prove di un diverso impatto netto sul carico complessivo di malattia tra i due prodotti". Il Sage sottolinea inoltre che "sebbene Prevenar contenga 3 sierotipi aggiuntivi, non vi sono attualmente prove sufficienti per determinare se vi sia un impatto differenziale sul carico complessivo di patologie pneumococciche invasive (cioè combinando l'impatto su sierotipi contenuti nel vaccino e l'impatto su sierotipi non contenuti nel vaccino) tra i due prodotti".

Gli studi hanno quindi ridotto il gap teorico considerando i due vaccini comparabili, soprattutto in termini di efficacia complessiva nella riduzione dell'incidenza delle patologie pneumococciche invasive, come la sepsi e la meningite, la polmonite, ma anche l'otite media acuta; malattie che possono essere causate da uno qualsiasi degli oltre 90 sierotipi di pneumococco circolante.

In Italia i due vaccini sono stati recentemente comparati dal pronunciamento dei giudici amministrativi piemontesi, che lo scorso novembre si sono espressi su un contenzioso aperto in seguito alla decisione della Regione Piemonte di mettere a gara l'acquisto del vaccino anti-pneumococcico, aprendo così una competizione tra Prevenar 13 e Synflorix.

Nella stesura del Piano nazionale prevenzione vaccinale, infatti, il ministero della Salute non fornisce indicazioni che possano escluderne uno dei due dalle gare di approvvigionamento, allo scopo di non vincolare le Regioni nella gestione dei fondi destinati all'acquisto dei diversi vaccini: "Questo ha fatto sì che la Regione Piemonte abbia ritenuto possibile impiegare utilmente Synflorix", sottolinea all'AdnKronos Salute Thomas Breuer, Senior Vice President, Chief Medical Officer Gsk, in occasione di una visita agli stabilimenti dell'azienda di produzione dei vaccini a Wavre, vicino a Bruxelles.

"Da tempo - ricorda Breuer - ci sono due vaccini antipneumococcici sul mercato, e questo ha consentito ovviamente di poterne valutare l'efficacia attraverso appositi studi nel corso degli anni. In Piemonte - osserva - sono state fate delle valutazioni epidemiologiche e di costo-efficacia delle reali necessità della Regione, valutazioni che hanno portato a mettere in competizione i due vaccini".

Negli ultimi anni molti Paesi considerano i due prodotti idonei a rispondere agli obiettivi di sanità pubblica per la vaccinazione pediatrica: "Synflorix - precisa Breuer - è distribuito in oltre 500 milioni di dosi e viene attualmente impiegato in 53 Paesi in tutto il mondo, tra i quali Finlandia, Olanda, Brasile e Canada".

Gli studi di comparazione sui due vaccini hanno evidenziato come la protezione può essere raggiunta in modo diretto (ovvero nei confronti dei sierotipi i cui antigeni sono contenuti nel vaccino) o indiretto, attraverso una risposta crociata (cross protection): "Si tratta di un fenomeno molto comune - spiega ancora Breuer - Prendiamo come esempio le nostre mani, ipotizzando che siano due sierotipi differenti. Spesso un sierotipo crea una risposta immunitaria che copre anche l'altro sierotipo. Così è accaduto con il primo vaccino mai realizzato, quello contro il vaiolo, dove si scoprì che l'inoculazione del virus di origine bovina proteggeva contro il vaiolo umano", conclude.

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