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Occhio all'olio di frittura usato più volte

22 marzo 2019 | 13.12
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Occhio all'olio di frittura usato più volte

Occhio al riuso dell'olio per friggere. Secondo un nuovo studio, condotto su topi, può innescare cambiamenti genetici che favoriscono la progressione del cancro al seno in stadio avanzato. L'olio di frittura ripetutamente riscaldato ad alte temperature potrebbe infatti agire come innesco tossicologico e favorire la proliferazione di cellule tumorali, metastasi e cambiamenti nel metabolismo dei lipidi, hanno scoperto gli scienziati dell'Università dell'Illinois a Urbana-Champaign. Il lavoro è pubblicato su 'Cancer Prevention Research'.

Dopo aver consumato una dieta a basso contenuto di grassi per una settimana, un gruppo di topi è stato alimentato con olio di soia fresco non riscaldato, mentre un altro gruppo ha consumato olio usato più volte per friggere. Il tutto per 16 settimane. L'olio di soia è stato utilizzato nello studio perché viene impiegato di frequente per friggere nel settore della ristorazione. Gli scienziati hanno simulato il carcinoma mammario in stadio avanzato iniettando cellule di cancro al seno in una tibia di ciascun animale. Si trattava di cellule particolarmente aggressive, che possono spontaneamente diffondersi con metastasi.

Venti giorni dopo l'inoculazione, i tumori primari nelle tibie dei topi che hanno consumato l'olio riusato hanno avuto una crescita metastatica quattro volte superiore rispetto agli animali che hanno assunto quello di soia fresco. E quando i ricercatori hanno esaminato i polmoni degli animali, hanno trovato più metastasi tra quelli che hanno consumato l'olio riutilizzato per friggere.

"C'erano il doppio dei tumori nei polmoni, ed erano più aggressivi e invasivi", ha detto William G. Helferich, che ha guidato la ricerca. "Immaginavo che i noduli nei polmoni fossero dei piccoli cloni, ma non lo erano - ha aggiunto - Avevano subito una trasformazione per diventare più aggressivi. Le metastasi nel gruppo degli animali alimentati con oli freschi erano presenti, ma non invasive o aggressive, e la proliferazione non era così ampia".

Il team ha scoperto infine che nel gruppo alimentato con olio riusato c'erano alti livelli di una proteina chiave (Ki-67), associata alla proliferazione cellulare.

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