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Influenza, vaccino e fake news: 7 rischiosi falsi miti

14 ottobre 2019 | 19.24
LETTURA: 4 minuti

Il 'catalogo' dei pregiudizi e falsi miti in tema di vaccinazione antinfluenzale, pubblicati sulla pagina del sito del ministero della Salute

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Le fake news sono buone alleate del virus dell'influenza e possono renderla più rischiosa. Alla vigilia dell'apertura della campagna vaccinale contro l'influenza - attiva da domani al 31 dicembre - ecco 'il catalogo' dei pregiudizi e falsi miti in tema di vaccinazione antinfluenzale, pubblicati sulla pagina del sito del ministero della Salute, dedicata all'epidemia stagionale.

Il falso mito numero uno è che l’influenza non sia una malattia seria, quindi non c'è bisogno del vaccino. Un grave errore di valutazione. Si tratta infatti di "una malattia respiratoria che può manifestarsi in forme di diversa gravità che, in alcuni casi, possono comportare il ricovero in ospedale e anche la morte. Più di 650 mila persone, nel mondo, muoiono ogni anno. Alcune fasce di popolazione, come i bambini piccoli e gli anziani, possono essere più a rischio di gravi complicanze influenzali, come polmoniti e peggioramento delle condizioni fisiche". Secondo pregiudizio è che ilo stesso "vaccino antinfluenzale può far contrarre l’influenza". Un'idea infondata visto che contiene virus inattivati; i virus, cioè, sono stati trattati in modo tale da non essere attivi e, quindi, non possono far ammalare.

I vaccini inattivati, somministrati per mezzo di iniezione intramuscolare, possono causare comunemente reazioni locali come dolenzia e arrossamento nel punto di iniezione e, meno spesso, febbre, dolori muscolari o articolari o mal di testa. C'è poi chi crede che "il vaccino antinfluenzale può causare malattie croniche o la sindrome di Guillain-Barrè". Secondo i dati scientifici, però, non è proprio così. I dati attuali indicano che i vaccini non inducono alcuna malattia cronica così come no aggravano il decorso di quelle presenti.

Mentre i casi di sindrome di Guillain-Barrè si verificano comunemente in seguito ad un’infezione gastrointestinale o un’infezione respiratoria acuta tra cui l'influenza, per cui la vaccinazione antinfluenzale può effettivamente ridurre il complessivo rischio, prevenendo l'influenza. Lo specifico aumento del rischio di questa sindrome dopo la vaccinazione, infatti, è piccolo, nell'ordine di uno o due casi aggiuntivi per milione di dosi somministrate.

Altra convinzione infondata è che il vaccino non funzioni perché si è avuta l'esperienza di ammalarsi nonostante la vaccinazione. Il vaccino però protegge solo dall'influenza vera e propria, non dalle tante sindromi para-influenzali che circolano. Durante la stagione influenzale sono presenti molti altri virus: rinovirus (causa del 'raffreddore comune'), virus respiratori sinciziali (causa più frequente di sindrome respiratoria grave nella prima infanzia e importante causa di morte da patologia respiratoria nei soggetti con 65 anni e più) ma anche i virus responsabili della cosiddetta influenza intestinale.

C'è poi chi è convito di essere immune grazie alla vaccinazione dell'anno precedente o perché ha contratto l’infezione nella stagione passata. In realtà la protezione indotta dal vaccino comincia circa due settimane dopo la vaccinazione e dura per un periodo di sei/otto mesi per poi decrescere. Inoltre i ceppi virali in circolazione possono mutare, è necessario sottoporsi a vaccinazione antinfluenzale all’inizio di ogni nuova stagione influenzale. Molto pericolosa, poi, la convinzione che non ci si possa vaccinare in gravidanza. Invece la vaccinazione antinfluenzale è raccomandata alle donne che si trovano nel secondo e terzo trimestre di gravidanza, in quanto protegge sia la mamma, riducendo il rischio di ricovero almeno del 50%, che il bambino, riducendo significativamente i casi di malattia e di otite nei primi due mesi di vita.

Infine la dannosa convinzione che gli antibiotici possano curare l’influenza. Questi farmaci sono efficaci solo contro malattie di origine batterica e risultano totalmente impotenti nei confronti di una malattia virale, come l'influenza. L'uso inappropriato di questi medicinali potrebbe, inoltre, essere controproducente, in quanto potrebbe rendere la loro azione inefficace, qualora la loro assunzione fosse realmente necessaria. La vaccinazione è la forma più efficace di prevenzione dell'influenza.

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