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Scuole e uffici senza defibrillatori, se diffusi -30 mila decessi

16 ottobre 2019 | 15.06
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di Francesco Maggi

Diffondere la presenza e l'uso del defibrillatore semiautomatico esterno (Dae) iniziando dalle scuole, dalle università, dagli uffici, dai trasporti pubblici, potrebbe evitare la metà dei 60 mila decessi legati agli arresti cardiaci che si registrano ogni anno in Italia. Ad oggi nel nostro Paese non esiste un obbligo per la presenza di un Dae nei principali luoghi pubblici e solo da pochi anni è in vigore l’obbligo di dotarsi di defibrillatori per le associazioni e le società sportive dilettantistiche. "Eppure se questi dispositivi fossero presenti come lo sono da tanti anni in ogni luogo pubblico gli estintori, potrebbero salvare la metà delle 60 mila vittime di arresto cardiaco che oggi muoiono perché non ricevono tempestivamente i soccorsi necessari". Ad affermarlo all'Adnkronos Salute è Andrea Scapigliati, presidente di Italian Resuscitation Council (Irc).

Secondo il ministero della Salute, oltre l’80% degli arresti cardiaci avviene lontano da ospedali e strutture sanitarie: a casa, sul lavoro e per strada. In occasione della Giornata mondiale sulla rianimazione cardiopolmonare che si celebra oggi, la Camera dei deputati ha ospitato un conferenza promossa dall'Irc per fare il punto sulla proposta di legge sull'utilizzo dei defibrillatori e il primo soccorso in Italia, già approvata alla Camera e ora in discussione alla Commissione Igiene e sanità del Senato.

"C'è ottimismo affinché questa proposta di legge veda la luce - prosegue Scapigliati - ma ci sono alcuni strumenti che andrebbero da subito implementati: per aumentare il numero dei sopravvissuti (attualmente molto basso) è necessario aumentare il numero dei potenziali soccorritori disponibili a intervenire e in grado di riconoscere l’arresto cardiaco, iniziare almeno le compressioni toraciche e applicare al più presto un Dae".

"L’attuale quadro normativo e l’attuale strategia di diffusione dei defibrillatori (uso da parte di persone formate e posizionamento in luoghi fissi) sono dei punti di partenza, ma da soli non sono in grado di migliorare significativamente il numero di sopravvissuti - denuncia l'esperto - Bisogna anche potenziare la formazione e renderla obbligatoria nelle scuole come prevede il disegno di legge".

"Uno dei problemi che vogliamo affrontare con la proposta di legge è creare un registro dei defibrillatori attualmente presenti in Italia e a già disposizione nei luoghi pubblici - aggiunge Scapigliati, già dirigente medico dell’Uoc di Cardioanestesia e terapia intensiva cardiochirurgica della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma - Un registro in rete con il 118 potrebbe portare a sapere in un determinato caso di arresto cardiaco se in quel luogo c'è un Dae e raggiungerlo il prima possibile".

Oggi, prosegue, "accade che chi si trova accanto alla vittima deve prima riconoscere l'arresto cardiaco, poi chiamare il numero di soccorso (112 oppure ancora il 118) e poi iniziare immediatamente le manovre di rianimazione cardiopolmonare, rimanendo in linea con l’operatore telefonico in attesa dell'arrivo dei soccorsi. Ma questo accade solo nel 25-30% dei casi". Secondo l'Italian Resuscitation Council occorre anche istituire i registri epidemiologici regionali degli arresti cardiaci presso gli assessorati e le agenzie per l’emergenza territoriale, che confluiscano in un unico registro nazionale al ministero della Salute. "Sapere in quali luoghi con più frequenza si verificano è un dato fondamentale per decidere dove mettere un Dae", osserva Scapigliati che aggiunge: "Oggi questo non è ancora possibile".

E non è ancora prevista una applicazione per smartphone che possa geolocalizzare i dispositivi più vicini. "Nella proposta di legge abbiamo voluto indicare questa strada: creare un’applicazione di reclutamento e localizzazione dei soccorritori e Dae con un’unica interfaccia nazionale che possa integrarsi coi database regionali - suggerisce Scapigliati - allo scopo di allertare e reclutare i possibili primi soccorritori presenti nei paraggi dell’arresto cardiaco e geolocalizzare il Dae più vicino e la modalità di accesso. Un esempio è l’app 'Dae RespondEr' promossa dalla regione Emilia Romagna".

La proposta di legge per favorire la diffusione dei defibrillatori anche in ambienti extraospedalieri, come gli scali e i mezzi di trasporto aerei, ferroviari e marittimi, ha avuto il via libera alla Camera a luglio. Il provvedimento prevede l'obbligo per le pubbliche amministrazioni di dotarsi entro il 31 dicembre 2025, in ciascuna sede in cui siano impiegati almeno quindici dipendenti e che abbia servizi aperti al pubblico, di defibrillatori semiautomatici ed automatici esterni e di personale formato.

Dal 14 al 20 ottobre Irc promuove 'Viva!' la settimana per la rianimazione cardiopolmonare con iniziative in 20 città italiane finalizzate a coinvolgere le persone in attività di formazione sul primo soccorso anche con l'utilizzo di strumenti tecnologici.

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