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Aids: 'Together we can stop the virus', una mostra racconta l'Hiv

22 ottobre 2019 | 17.23
LETTURA: 4 minuti

L'infettivologo: "Adesso si può vivere una vita normale, stigma sociale è la condanna peggiore"

Aids: 'Together we can stop the virus', una mostra racconta l'Hiv

"Together we can stop the virus", questo il nome della nuova campagna di sensibilizzazione sull’Hiv di Gilead Sciences, sviluppata in collaborazione con il collettivo Bepart, 10 associazioni di pazienti e il patrocinio di Icar (Italian Conference on Aods and Antiviral Research). Nato con lo scopo di raccontare cosa significa vivere oggi con il virus Hiv, il progetto si realizza attraverso una mostra di cinque opere in realtà aumentata, composte da altrettanti artisti italiani e visitabile gratuitamente a Milano, dal 22 al 27 ottobre, al Base, il nuovo polo di contaminazione culturale fra arti, imprese, tecnologia e innovazione sociale.

"Oggi le persone con Hiv vivono una vita assolutamente normale, anche dal punto di vista sessuale e relazionale", afferma Lorenzo Badia, dirigente medico Malattie infettive dell’Ospedale universitario di Bologna. "Rimane il problema della discriminazione, dello stigma, che porta a indifferenza e solitudine, spesso una condanna peggiore del virus. La parte peggiore - aggiunge - è la discriminazione legata alla vita sessuale: spesso sentiamo dire, anche da persone colte, che non farebbero mai sesso con una persona sieropositiva. Oggi, attraverso le terapie, tutto ciò è scientificamente falso. Sentirsi un pericolo per se stesso e per gli altri è la cosa peggiore, perché spinge anche a sottovalutare la prevenzione e non seguire le cure. Questo nuovo modo di comunicare - sostiene - cambia la natura delle campagne passate, che avevano il loro senso nel combattere un virus che uccideva in pochi anni, ma alimentavano lo stigma".

Fra gli obiettivi del progetto, non solo quello di sensibilizzare nei riguardi di una patologia che ancora colpisce molte persone in tutto il mondo, ma anche quello di raggiungere il traguardo fondamentale fissato dall'Unaids, il programma Onu per l'Hiv/Aids, della soppressione del virus, che deve passare dal raggiungimento, entro il 2020, dei tre target '90' ovvero: diagnosticare il 90% di tutti i casi di Hiv; assicurare almeno al 90% di tutte le persone diagnosticate l’accesso alle terapie Art e far sì che il 90% di loro raggiunga la soppressione della carica virale. A questi tre obiettivi, la comunità Hiv ne ha aggiunto un altro: garantire che il 90% delle persone sieropositive abbia una buona qualità della vita correlata alla salute.

Per questo, Gilead ha deciso di puntare su una campagna di sensibilizzazione che potesse coinvolgere più persone possibile, adattandosi ai linguaggi mediatici attuali e superando le caratteristiche che hanno contraddistinto le vecchie comunicazioni sociali sull’Hiv. "Questo progetto, per Gilead, significa lavorare sulla sensibilizzazione e prevenzione con un linguaggio nuovo - afferma Valentino Confalone, General Manager Gilead Italia, società di biotecnologia farmaceutica che sviluppa e commercializza farmaci antivirali.

"Abbiamo bisogno di sviluppare nuovi modi di sensibilizzare, soprattutto nei riguardi dei più giovani. Collaborando anche in molte scuole - sottolinea Confalone - osserviamo spesso sia la mancanza di conoscenza, che determina incoscienza nei comportamenti, sia la paura verso i malati, sempre dettata dall’ignoranza sul tema. La cosa incredibile a livello terapeutico è che siamo passati da una condanna di morte ad una terapia che può far praticamente dimenticare la malattia. Adesso stiamo lavorando sul semplificare l’assunzione e minimizzare ancora di più gli effetti collaterali, in futuro - conclude - speriamo di arrivare a una cura definitiva".

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