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Alzheimer, donna protetta da una rara mutazione genetica

04 novembre 2019 | 17.11
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ANALISI DEL DNA  - FOTOGRAMMA
ANALISI DEL DNA - FOTOGRAMMA

di Margherita Lopes

Scoperta una rara mutazione 'scudo' contro l'Alzheimer. Proprio la presenza di una rara alterazione nel gene ApoE3 sembrerebbe infatti aver protetto una donna dallo sviluppo dei sintomi associati alla malattia di Alzheimer, come si legge in uno studio pubblicato su 'Nature Medicine'. Il caso è stato scoperto grazie a uno studio su 1.200 persone in Colombia particolarmente vulnerabili alla malattia di Alzheimer proprio a causa di una predisposizione genetica.

Le cause della maggior parte dei casi di Alzheimer non sono note. Tuttavia un piccolo sottogruppo di soggetti, portatori di una specifica mutazione nel gene per la proteina presenilina 1, sono predisposti allo sviluppo della malattia, e quasi invariabilmente presentano problemi cognitivi e demenza in età insolitamente giovane, ovvero a partire dai 40 anni. Gli esami medici hanno rivelato che la donna protagonista dello studio presentava un alto grado di patologia amiloide cerebrale, un segno distintivo della malattia di Alzheimer. Tuttavia non aveva i sintomi associati alla malattia.

Quando il team di Yakeel Quiroz del Massachusetts General Hospital di Boston (Usa) e Joseph Arboleda-Velasquez dell'Harvard Medical School di Boston ha studiato il genoma di questa persona, gli scienziati hanno scoperto che oltre alla mutazione patogena, la donna aveva anche una rara variante del gene ApoE, chiamata Christchurch.

Gli scienziati suggeriscono che questa ulteriore mutazione potrebbe aver contrastato gli effetti dannosi della mutazione della presenilina 1, proteggendo così la donna dalla malattia nonostante la presenza di alti livelli di patologia amiloide nel suo cervello. Uno scudo potente e duraturo, tanto che la signora è rimasta "cognitivamente sana" anche oltre i 70 anni. Attraverso diversi esperimenti, i ricercatori hanno suggerito i meccanismi attraverso i quali questa mutazione può esercitare i suoi effetti protettivi, compromettendo il legame dell'ApoE con un tipo di zucchero implicato nella malattia di Alzheimer.

Gli autori concludono che questo caso fornisce nuove informazioni sui meccanismi coinvolti nello sviluppo, nel trattamento e nella potenziale prevenzione della malattia di Alzheimer. Non solo: la ricerca ha messo in luce anche il primo gene che potrebbe essere utilizzato, in futuro, per sviluppare interventi mirati ad arrestare la progressione della malattia. Sono necessarie ulteriori ricerche su campioni più ampi per stabilire una relazione causale definitiva tra la mutazione ApoE3 Christchurch e la protezione da questa malattia, concludono gli autori sottolineando l'importanza di sviluppare terapie geniche e farmacologiche correlate proprio all'ApoE per contrastare la malattia.

IL COMMENTO DEL GENETISTA - Il caso della donna protetta dall'Alzheimer grazie a una rara mutazione genetica è insolito, ma non unico. E non stupisce i genetisti. "Li chiamiamo i 'supereroi genetici': si tratta di persone dotate di particolari varianti protettive contro diverse malattie. Li cerchiamo e li studiamo da anni, perché sono la chiave per scoprire i cosiddetti geni modificatori, in grado di proteggere da diverse patologie". Così Giuseppe Novelli, genetista dell'Università di Roma Tor Vergata, commenta all'Adnkronos Salute lo studio pubblicato su 'Nature Medicine' che descrive il caso di una donna portatrice di una variante genetica 'scudo' contro l'Alzheimer. Nonostante la presenza di patologia amiloide a livello cerebrale, la signora non ha mai manifestato sintomi della malattia che divora i ricordi.

"Qualche anno fa - ricorda Novelli, raggiunto telefonicamente in Cina - in uno studio su oltre 500 malattie genetiche, sono state individuate 13 persone di questo tipo. Supereroi genetici che sono utili per comprendere i meccanismi di resistenza, per poi cercare di replicarli in modo da contrastare lo sviluppo delle patologie".

Alcuni di questi supereroi ad esempio, prosegue il genetista, hanno una mutazione che protegge dagli effetti dell'ipercolesterolemia. "Si tratta della mutazione Pcsk9: nonostante i livelli elevati di colesterolo, questi pazienti sono protetti dall'aterosclerosi; proprio questa scoperta ha permesso di studiare e sperimentare un nuovo farmaco ad hoc".

"Noi stessi abbiamo messo in luce una variante di un gene che rende le persone resistenti rispetto all'infarto. C'è poi il caso dell'obesità fra i samoani: a differenza di quanto accade in Occidente, questa popolazione è portatrice di una variante genetica, la Znt8, protettiva rispetto al diabete". Insomma, la variante genetica 'scudo' messa in luce dallo studio su 'Nature Medicine' rappresenta un elemento "interessante nella ricerca di armi per contrastare l'Alzheimer", conclude il genetista.

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