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In Cina 10 piani dedicati a cure personalizzate e high-tech

13 novembre 2019 | 12.41
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Laboratorio di ricerca - FOTOGRAMMA
Laboratorio di ricerca - FOTOGRAMMA

L'arrivo in Italia della seconda terapia 'gioiello' Car-T contro i tumori del sangue testimonia come ormai la medicina sia lanciata nella direzione delle cure personalizzate, non solo contro il cancro. Un settore su cui la Cina scommette in modo pesante, come testimonia l'inaugurazione nei giorni scorsi di un nuovo, avveniristico centro di ricerca a Wuxi. "Dieci piani dedicati alla 'Personalized Medicine and Drug Discovery', con tecnologie impressionanti", racconta all'AdnKronos Salute Giuseppe Novelli, genetista dell'Università di Tor Vergata che ha partecipato all'inaugurazione e con il suo team collaborerà con la struttura.

"In questa struttura, nell'arco di sei settimane - anticipa Novelli - analizzeranno le cellule del paziente e le modificheranno ingegnerizzandole in base al bisogno, purificandole e poi reinfondendole: la vera medicina personalizzata. E bisogna dire che la Cina sta investendo tanto in questo settore, aprendosi anche a importanti collaborazioni internazionali. L'Italia ha dimostrato, anche grazie a studi e pubblicazioni, di esserci. Speriamo ora di restare in gioco". A dirigere il nuovo centro che sarà operativo in primavera, riferisce ancora il genetista, sarà Yufang Shi, direttore dell'Istituto per la Medicina traslazionale dell'Università di Soochow e presidente dell'Istituto no profit Wuxi Sinotide New Drug Discovery, che nei mesi scorsi proprio insieme a Novelli - all'epoca rettore dell'ateneo romano - ha sottoscritto due accordi con il centro di ricerca Tor Vergata Oncoscience (Tor) dell'università capitolina.

L'arrivo delle Car-T - cellule immunitarie modificate 'ad hoc' - al letto del malato "segna la III fase degli studi sul sistema immunitario. Siamo infatti partiti da Pasteur con l'immunizzazione attiva - ricorda Novelli - stimolando la risposta immunitaria innata, poi nella II fase siamo riusciti ad attivare le cellule T citossiche togliendo i freni che ostacolavano" l'azione di questi 'guardiani' dell'organismo. "Ora siamo nella III fase: possiamo ingegnerizzare le cellule T sulla base del bisogno del paziente".

Grandi speranze, dunque, in primo luogo contro i tumori del sangue. "Allo stato attuale si ha una risposta positiva in circa il 70% dei casi: questo vuol dire remissione totale nel 50% circa e parziale nel 20%. Ora occorre fare attenzione a possibili eventi avversi: tutte le terapie innovative vanno attentamente seguite e monitorate - ricorda il genetista - quando c'è il passaggio dalla ricerca alla clinica. Ma la strada è segnata, ed è importante che l'Italia non resti indietro".

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