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Marilena, ricercatrice precaria: "Ci hanno abbandonati"

06 dicembre 2019 | 12.23
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Premiata negli Usa, "senza sbocchi" in Italia. "Lavoro grazie all'Ail, ho 43 anni e sono tentata di mollare tutto"

Marilena Ciciarello, ricercatrice precaria
Marilena Ciciarello, ricercatrice precaria

"In Italia da troppi anni la ricerca non trova posto nell'agenda di Governo e questo ha creato una situazione malata". Un sistema in cui una come Marilena Ciciarello - 43 anni, dottorato e specializzazione, abilitazione al titolo di professore associato all'università, un palmares fitto di riconoscimenti nazionali e internazionali - si ritrova "ancora precaria". La scienziata, che riceverà un altro premio al 61esimo Congresso dell'Ash-American Society of Hematology (dal 7 al 10 dicembre a Orlando, Florida), si sfoga con l'AdnKronos Salute denunciando "un'ingiustizia che riguarda me e tantissimi colleghi: ci hanno abbandonati" e "a volte - confida - sono tentata di mollare tutto".

Ciciarello vince per la seconda volta l'Ash Giuseppe Bigi Memorial Award con uno studio sui meccanismi che alimentano la leucemia rischiando di farla ritornare nonostante le cure. Una ricerca che ha portato avanti all'Istituto di ematologia Seragnoli dell'azienda ospedaliero universitaria Sant'Orsola-Malpighi di Bologna, che al momento la ospita sostenuta dalla sezione locale dell'Ail (Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma) attraverso il programma 'Adotta un ricercatore'. "Ma la mia adozione durerà fino a maggio e poi chissà", spiega Marilena, mamma di due bimbe, che oggi più che mai fa fatica a immaginarsi il futuro.

"La notizia del nuovo riconoscimento all'Ash mi ha dato un po' di carica - dice - ma ammetto di avere pensato alla possibilità di cambiare strada, visto che nel frattempo ho anche preso un Master in Nutrizione. Mi chiedo però se sia giusto che persone come me, gente che ha dedicato più di vent'anni alla ricerca, vivano un senso di abbandono tale da doversi arrendere". Lo stesso problema di Ciciarello ce l'hanno infatti "tutti coloro che sono andati avanti con l'assegno di ricerca previsto dalla legge Gelmini del 2010 e che, dopo il periodo massimo di 6 anni in cui poteva essere rinnovato, non sono mai stati stabilizzati. Se per quelli come noi non si crea una soluzione ad hoc - avverte Marilena - saremo fuori per sempre". Giovani non più giovani, costretti a inventarsi un 'piano B'.

La scienziata ricostruisce le tappe della sua "vicenda emblematica". Origini calabresi, ha studiato all'università Sapienza di Roma: laurea in Biologia, dottorato in Genetica e Biologia molecolare, specializzazione in Genetica applicata. Dopo un periodo nella Capitale, in un laboratorio del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) con una borsa della Firc (la Fondazione dell'Airc-Associazione italiana per la ricerca contro il cancro), nel 2009 si trasferisce all'Istituto di ematologia Seragnoli. Prima un contratto di 3 anni e poi l'assegno di ricerca 'figlio' della riforma Gelmini, rinnovato di volta in volta finché è stato possibile. "Uno strumento di tortura", lo chiama Ciciarello. "Nato forse con le migliori intenzioni", precisa, "non ha fatto che amplificare il fenomeno del precariato nella ricerca" e una volta scaduto genera "un vuoto finora mai colmato dalle istituzioni".

"L'Ail mi ha adottato - continua la ricercatrice che al Sant'Orsola opera nel Laboratorio di terapia cellulare diretto da Antonio Curti, Unità operativa di Ematologia guidata da Michele Cavo - Mi supporta grazie a un programma che permette a cittadini e aziende di investire i propri soldi per sostenere concretamente il lavoro di uno scienziato".

La 'mamma adottiva' di Marilena "è una signora francese che da molti anni vive a Bologna e si chiama Marie Paule Vedrine. Ogni tanto ci sentiamo. Lei è venuta qui, le ho presentato il mio progetto, la tengo informata su come procede e la ringrazio nelle mie pubblicazioni. Ma il sostegno di 'Adotta un ricercatore' dura un anno e a maggio l'anno scadrà".

Nella sua carriera ormai lunga, Ciciarello ha vinto anche un grant biennale da 20 mila euro partecipando a un bando indetto dall'Alma Mater Studiorum università di Bologna. "Ma poi l'assegno di ricerca è scaduto e ho dovuto rinunciare ai miei fondi", ricorda Marilena. "Ho provato diversi concorsi, l'ultimo al Cnr - continua - però il punteggio privilegiava i giovani ricercatori mentre io, per il fatto di essermi laureata in anticipo e di avere conseguito prima il dottorato, ho avuto una penalità del 22%". Paradosso difficile da accettare, in un Paese in cui "la vita di moltissimi come me - osserva la scienziata - è affidata a realtà come l'Ail, l'Airc, l'Associazione Giuseppe Bigi o a persone di buona volontà che decidono di investire in ricerca spesso mosse da una storia personale. Lo so bene io, che ho avuto una mamma morta di cancro e che anche per questo voglio continuare a combatterlo".

L'amara verità è che "mi ritrovo alla mia età senza essere 'istituzionalmente' nessuno, né per l'ospedale né per l'università. Elemento che complica molto le cose quando per esempio vuoi candidare un tuo progetto agli enti internazionali che erogano finanziamenti", riflette Marilena lanciando un appello al ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Lorenzo Fioramonti: "Dice che senza i 3 miliardi di euro che ha chiesto per il Miur lascerà il Governo. Ebbene, se li otterrà, lo invito a riservare un po' di risorse per risolvere la situazione dei tanti 'cervelli' come me. Abbandonati e senza sbocchi".

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