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Il caso

"Infettata da Hiv in laboratorio", studentessa fa causa a 2 atenei

17 dicembre 2019 | 18.27
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Protagonista della vicenda un'universitaria. Secondo esperti di parte si sarebbe contagiata utilizzando parti inattivate di virus durante esperimenti per la tesi di laurea. L'avvocato all'Adnkronos: "Ancora nessuna verità processuale, ma tesi sostenuta da documentazione inoppugnabile"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Scopre di aver contratto l'Hiv probabilmente nel laboratorio dove stava effettuando degli esperimenti per la tesi di laurea: ora chiede giustizia. Protagonista di questa vicenda una studentessa universitaria che chiameremo Federica: stava preparando la tesi in un laboratorio, e stava lavorando per un ateneo italiano e uno straniero quando, facendo delle analisi per donare il sangue, ha scoperto di aver contratto il virus dell'Aids e le è crollato il mondo addosso.

"La studentessa si trovava in un laboratorio per compiere degli esperimenti che coinvolgevano appunto due università - spiega all'AdnKronos il legale di Federica, l'avvocato Antonio Serpetti - e si è trovata a utilizzare alcune parti inattivate di virus Hiv, che, secondo la tesi sostenuta dai nostri esperti virologi, si sono ricombinate trasformandosi in infettanti, determinando il contagio della ragazza. Voglio sottolineare - precisa - che siamo nella fase iniziale dell'iter, quindi le nostre valutazioni, seppur di altissimo livello, dato che le analisi sono state effettuate la laboratori molto prestigiosi, sono pur sempre valutazioni di parte. Ora spetta al giudice nominare un perito che effettuerà ulteriori valutazioni e quindi potrebbero ipoteticamente anche determinare un'impostazione diversa". "E' molto importante per me e per la mia assistita, e anche per la controparte - sottolinea ancora il legale - far presente che in questo momento non c'è nessuna verità processuale. C'è un'ipotesi molto forte, c'è una tesi, sostenuta a mio avviso da una documentazione inoppugnabile, che è al vaglio dell'autorità giudiziaria. Mi aspetto una risposta dal tribunale di Padova, area competente, nel giro di qualche mese, direi per l'anno venturo".

"Sono profondamente convinto, per gli elementi scientifici raccolti, che il virus che ha colpito Federica non è un virus che circola tra la popolazione - continua Serpetti -. E' un virus di laboratorio, dato che la struttura genetica, a quanto ci risulta, è appunto di natura laboratoristica. Non può averlo contratto in altro modo se non in laboratorio, perché non è possibile trovarlo fuori. La ragazza lavorava su particelle virali parziali, con materiale genetico parcellizzato, quindi non doveva essere infettante". "Cosa è accaduto? Saranno le indagini a fare luce sulla vicenda. Sta di fatto che la mia cliente si è infettata - conclude l'avvocato - ed è profondamente provata e sofferente, anche se sono passati 5 anni dalla scoperta. La sua vita è stata stravolta".

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