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Arrivano gli 'xenobot', primi robot viventi fatti di cellule

14 gennaio 2020 | 10.20
LETTURA: 3 minuti

 - Douglas Blackiston, Tufts University
- Douglas Blackiston, Tufts University

Si chiamano 'xenobot', sono fatti di cellule viventi e sono forme di vita completamente nuove. Gli scienziati che li hanno creati li definiscono i primi robot viventi. "Una nuova classe di artefatti: un organismo vivente, programmabile", spiega Joshua Bongard, l'informatico ed esperto di robotica dell'University of Vermont (Usa) che ha co-guidato la ricerca pubblicata su 'Pnas'. Il team che li ha 'generati' ha preso delle cellule viventi da embrioni di rana e le ha assemblate. Il risultato sono xenobot millimetrici che possono spostarsi verso un bersaglio, forse anche raccogliere un carico utile (come una medicina che deve essere trasportata in un punto specifico all'interno di un paziente) e autoripararsi dopo un taglio.

La promessa che li accompagna è quella di far progredire la capacità dei farmaci di arrivare a destinazione, ma non solo: ci sarebbe spazio per loro persino nella pulizia dei rifiuti tossici. Per far capire di cosa si sta parlando, gli esperti fanno qualche esempio. Un libro è fatto di legno, ma non è un albero, evidenziano. Così gli xenobot sono "nuove macchine viventi", afferma Bongard. "Non sono né un robot tradizionale né una specie conosciuta di animali". Sono 100% Dna di rana, ma non sono rane. Le nuove creature sono state progettate su un supercomputer nell'ateneo del Vermont e poi assemblate e testate da biologi della Tufts University.

"Possiamo immaginare molte utili applicazioni che altre macchine non possono fare", afferma il co-leader della ricerca, Michael Levin della Tufts. Altro esempio: "La ricerca di contaminazione radioattiva, la raccolta di microplastiche negli oceani". O ancora, ipotizza Levin, gli xenobot potrebbero "viaggiare nelle arterie per grattare via eventuali placche", un po' come i personaggi dello storico cartone animato 'Esplorando il corpo umano'.

Questa, puntualizzano gli autori, è la prima volta che si "progettano macchine completamente biologiche da zero". Per le nuove forme di vita è stato utilizzato un algoritmo evolutivo per creare migliaia di progetti candidati. Gli organismi simulati di maggior successo sono stati selezionati per i test. Quindi i biologi hanno dato vita ai progetti in silico, dopo aver raccolto staminali da embrioni di rane africane, della specie Xenopus laevis (da qui il nome xenobot). Le cellule sono state tagliate e unite al microscopio sulla base dei disegni specificati dal computer. Assemblati in forme del corpo mai viste in natura, le cellule hanno iniziato a lavorare insieme. Un vantaggio: "Sono completamente biodegradabili - afferma Bongard - Terminato il loro lavoro dopo 7 giorni, sono solo cellule morte".

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