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Coronavirus "ha 30 mila lettere. Scoprire come e quando muta"

28 febbraio 2020 | 10.48
LETTURA: 3 minuti

L'analisi del genetista Giuseppe Novelli

Coronavirus

di Margherita Lopes

"Speriamo che i ricercatori milanesi rendano subito disponibili alla comunità scientifica, come hanno fatto i cinesi, i risultati della sequenza del ceppo italiano del coronavirus: abbiamo bisogno di queste informazioni per comprende un elemento importante, ovvero il tasso di mutazione di questo virus". A spiegarlo all'Adnkronos Salute è Giuseppe Novelli, genetista dell'Università di Roma Tor Vergata, che aggiunge: "Si tratta di un virus a Rna lungo 30 mila lettere, ma ancora mancano i dati per permetterci di valutare il tasso di mutazione".

Anzi, "sarebbe utile mettere in piedi una task force ad hoc, proprio per valutare questo aspetto, che noi chiamiamo tasso di mutazione di replica. La Sars - afferma il genetista - ogni volta che replicava cambiava una lettera ogni 10 mila, questo virus dai primi dati sembra più veloce, ne cambia una ogni 1.000. Ma è bene fare chiarezza. E per farlo ci aiutano le sequenze realizzate allo Spallanzani e al Sacco. Il confronto con i dati della Cina - aggiunge - ci permetterà di fare proiezioni e comprendere meglio questo microrganismo". Per Novelli "dobbiamo abituarci: i virus sono strutture biologiche che mutano e fanno salti di specie, e questo non sarà l'ultimo. Ma è importante ritrovare razionalità, anche nella comunicazione, e univocità nella comunicazione dei casi", conclude.

LA PROPOSTA - "Dobbiamo abituarci al fatto che i virus sono strutture biologiche che mutano, e acquisiscono l'abilità di fare il salto di specie. Il nuovo coronavirus non sarà l'ultimo. Ecco perché sarebbe importante creare un'unità ad hoc per lo studio dei virus epidemici, un po' come l'Istituto per lo studio del raffreddore messo in piedi anni fa in Gran Bretagna, e poi chiuso". E' la proposta di Giuseppe Novelli, che parlando all'Adnkronos Salute auspica la creazione di una struttura specializzata, "magari sotto il cappello del Centro nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie, o dell'Istituto superiore di sanità. Un gruppo di studio che coordini tutti i laboratori italiani, che sono eccellenti, impegnati in questo settore", conclude il genetista.

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