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Effetto Dpcm coronavirus su cure oncologiche? "Terapie in centri più vicini"

08 marzo 2020 | 17.18
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Saverio Cinieri, presidente eletto Aiom, prova a fare chiarezza per i pazienti assistiti in aree soggette a restrizione. "Rimandare i controlli", inutile rischiare "la quarantena perenne"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Con le nuove restrizioni imposte agli spostamenti dal decreto governativo contro l'emergenza coronavirus, che cosa succederà ai malati di cancro attualmente in cura in centri oncologici di regioni interessate dalla 'stretta Dpcm'? "Se un paziente deve fare un controllo, il controllo andrà rimandato. Se invece deve fare una terapia, dovrà contattare la struttura che lo segue per valutare l'eventuale passaggio a un centro più vicino". E' l'indicazone di Saverio Cinieri, presidente eletto dell'Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), che rispondendo all'AdnKronos Salute sottolinea tuttavia come "al momento siamo di fronte a un quadro in continuo divenire, che quindi potrebbe cambiare".

Lo specialista, direttore dell'Unità operativa complessa di Oncologia medica e Breast Unit dell'Asl di Brindisi, non nega quanto sia "difficile" ora come ora rispondere alle mille domande che si stanno ponendo i pazienti in cura per un tumore in centri situati nelle aree d'Italia soggette alle restrizioni previste dal nuovo decreto. Il passaggio della presa in carico a una struttura più vicina al luogo di residenza "potrebbe richiedere del tempo", ammette l'esperto, ma "la cosa importante da dire - tiene a precisare - è che dilazionare una terapia adiuvante o per malattia metastatica, in condizioni di normalità, non costituisce quasi mai un rischio" per l'efficacia delle cure. Senza contare "il periodo di quarantena che un paziente dovrebbe seguire" tornando a domicilio da un'area a rischio infezione. "Rischierebbe di trovarsi in quarantena perenne", osserva Cinieri.

"Tentiamo di rassicurare tutti", dice il presidente eletto dell'Aiom. "Stiamo provando a fare chiarezza", aggiunge, evidenziando come "in un periodo come questo da tranquillizzare" non ci sono soltanto i malati, bensì "anche molti colleghi oncologi che - in una realtà variegata come quella italiana - stanno vivendo una situazione di estrema crisi".

Una realtà in cui, con la crescente domanda di assistenza prodotta dai casi più gravi di Covid-19, quelli che necessitano di terapia intensiva, "spesso le specialità sono saltate e tutti si ritrovano a dover fare i rianimatori - racconta Cinieri - Gli interventi chirurgici sono bloccati; per le terapie l'indicazione è di continuare a farle, ma di sospendere i follow-up" tradizionalmente intesi cercando "metodi più smart come le email o le telefonate". Il diffondersi dei contagi sta cambiando anche la 'vita sociale' dei camici bianchi: persino "per le riunioni multidisciplinari", elemento cardine del gioco di squadra che nelle unità specializzate permette di offrire ai malati di cancro un'assistenza a 360 gradi, "stiamo cercando di trovare alternative che non ci mettano a contatto ravvicinato" l'uno con l'altro. Distanza, in tempi di coronavirus, è la parola d'ordine per tutti.

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