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Infarto, "nuovi test lo svelano in 10 minuti"

02 settembre 2020 | 11.12
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A fare il punto è Antonio G. Rebuzzi, professore di Cardiologia Università Cattolica di Roma-Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma

(Immagine di repertorio - Fotogramma)
(Immagine di repertorio - Fotogramma)

La cardiologia è alle soglie di una rivoluzione. Lo dimostrano le ricerche che sono state presentate al congresso (virtuale) della Società europea di cardiologia. L'elenco è lungo ma, sicuramente, per novità, spiccano quelle che coniugano tecnologia e clinica per la diagnosi precoce. A fare il punto è Antonio G. Rebuzzi, professore di Cardiologia Università Cattolica di Roma-Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma.

"Tra i vari lavori, molto interessante, quello dei ricercatori del Soroka University Medical Center di Beer Sheva (Israele) guidati da Roi Westreich - sottolinea Rebuzzi in un approfondimento su 'Il Messaggero' - Su un campione di 32 pazienti con infarto ed un gruppo di 13 volontari sani hanno dosato, nella saliva, la quantità di troponina (un enzima che viene rilasciato nel sangue quando le cellule cardiache sono danneggiate) confrontandola con la troponina presente nel sangue. Si è visto che vi era una elevatissima concordanza tra i due valori se la saliva veniva trattata con alcuni reagenti prima dalla misurazione. Se lo studio sarà confermato su numeri più grandi, potrebbe consentire in futuro di misurare con uno stick se un dolore toracico è un infarto o no".

"Sempre con l'intento di ridurre i tempi di intervento si sono mossi Carmen Spaccarotella e da Ciro Indolfi dell'Università di Catanzaro sull'utilizzo dello smartwatch come elettrocardiogramma portatile. L'Apple Watch - osserva Rebuzzi - si è già dimostrato valido nella diagnosi di aritmie, in particolare della fibrillazione atriale. Per l'infarto, però, una sola derivazione dell'esame (come può fare lo smartwatch) non è sufficiente. Necessita, infatti, misurare l'attività elettrica in vari punti del torace per vedere in quale parte del cuore è il danno. I ricercatori hanno dimostrato che, spostando lo smartwatch in diverse posizioni si può fare una misurazione nove derivazioni simile a quella del normale esame. Studiando 100 soggetti (80 con dolore cardiaco) si è dimostrato che nel 94% dei casi il risultato dello smartwatch consentiva una diagnosi corretta. Questo, in prospettiva (i risultati andranno confermati da studi più ampi) consentirà una diagnosi più rapida".

Sempre a proposito di infarto, lo "Young Investigator Award" il premio per il migliore giovane ricercatore europeo "è stato assegnato quest'anno al Rocco Montone, 36 annidi Bella in provincia di Potenza, dell'Unità Coronarica del Policlinico Gemelli, per uno studio sulle placche coronariche in pazienti con infarto - ricorda Rebuzzi - Attraverso l'utilizzo di moderne tecniche di imaging intracoronarico, lo studio ha valutato la composizione di tali placche, ed in particolare il grado di infiammazione (documentato dalla presenza di particolari, cellule infiammatorie: i macrofagi). I pazienti che avevano una maggiore quantità di cellule infiammatorie erano quelli che hanno avuto un più alto tasso di eventi sfavorevoli nei mesi o anni successivi all'infarto".

"I pazienti con più infiammazione andranno seguiti di più e trattati più aggressivamente, gli altri senza queste caratteristiche potranno avere cure e visite meno stringenti. Si va affermando, anche in cardiologia, la medicina personalizzata. Sempre in questo campo la task force dì cardiologia dello sport coordinata da Antonio Pelliccia dell'Istituto di medicina dello sport di Roma - prosegue il cardiologo - ha presentato le prime raccomandazioni sull'attività fisica nei vari tipi di malattie cardiache. Per gli obesi, per esempio, esercizi di rafforzamento (sollevamento pesi leggeri) più movimento aerobico come bicicletta, corsa o nuoto. La maggior parte delle persone con malattie coronariche può praticare sport a livello amatoriale: non meno di 150 minuti a settimana. Infine, a conferma del ruolo preponderante svolto dalla cardiologia italiana, è arrivata anche la notizia nella nomina del nuovo Editor dell'European Heart Journal: a ricoprire l'incarico, per la prima volta un connazionale, Filippo Crea, ordinario dell'Università Cattolica di Roma e direttore della Cardiologia del Policlinico Gemelli".

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