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Udito, Italia al di sotto del livello minimo di cura

14 settembre 2020 | 18.19
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"La poca conoscenza e la scarsa consapevolezza sono le vere barriere per il raggiungimento di uno standard elevato ed equamente diffuso sulla cura del deficit uditivo. E’ importante che si alzi subito il livello di attenzione da parte dei governi, della comunità medico-scientifica e dei pazienti perché c’è un gran margine di miglioramento, anche in un momento come questo, in cui l’emergenza da Covid-19 ha messo a dura prova il sistema sanitario". Così Carlo Martinelli, amministratore delegato di Cochlear Italia, commenta in una nota la pubblicazione del primo Consensus mondiale sul trattamento dell’ipoacusia negli adulti. Pubblicato recentemente sulla rivista specializzata Jama Network, curato da 31 esperti dell’udito di estrazione chirurgica e audiologica, provenienti da 13 Paesi, rappresentanti dei pazienti e professionisti del settore, il Consensus attesta il ruolo centrale dell’impianto cocleare nel trattamento della perdita di udito seria e profonda negli adulti.

Per questo la comunità scientifica internazionale già vede nel Consensus il primo passo verso la realizzazione di linee guida per la pratica clinica che aiutino a gestire l’adozione degli impianti cocleari a vantaggio dei pazienti con più di 18 anni. Secondo Craig Buchman, presidente del consiglio direttivo e responsabile del dipartimento di Otorinolaringoiatria e Chirurgia cervico-facciale dell’Università di Washington, il Consensus è un documento senza precedenti e fondamentale per migliorare, a livello globale, la cura dell’ipoacusia: "Non c’è mai stato un accordo internazionale che abbia stabilito quale sia il modo migliore di diagnosticare e trattare l’ipoacusia da severa a profonda negli adulti. Il Consensus stabilisce le prime linee guida mondiali per ottimizzare l’assistenza ai pazienti adulti, le raccomandazioni per i chirurghi, gli esperti in audiologia e gli erogatori di servizi sanitari".

Secondo lo studio, oggi in Italia gli adulti non vengono sottoposti a esami dell’udito regolari nell’ambito dei normali controlli medici. Fra coloro ai quali, sottoposti ai test uditivi, viene diagnosticata un’ipoacusia da severa a profonda, solo pochi vengono inviati a uno specialista per stabilire se un dispositivo impiantabile sia la soluzione migliore per loro. Anche se gli impianti cocleari costituiscono un trattamento medico più efficace per riacquisire l’udito, soltanto 1 adulto su 20 sceglie l’impianto cocleare per risolvere il deficit uditivo.

E anche a livello internazionale preoccupano i casi di perdita dell’udito, in crescita soprattutto nel pubblico di media età. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, 466 milioni di persone (e cioè il 6% della popolazione mondiale) sono affette da ipoacusia invalidante, un dato che porta gli scienziati a prevedere, entro il 2050, il superamento dei 900 milioni di casi, ovvero 1 persona su 10 affetta da ipoacusia.

Il documento finale comprende 20 dichiarazioni che toccano sette categorie di adulti con ipoacusia bilaterale severa, profonda o moderata tendente a profonda. Ogni dichiarazione ha ricevuto l’adesione dei membri del gruppo di lavoro i quali si erano anche consultati con il Capac, l'associazione di consumatori e professionisti del settore (Consumer and Professional Advocacy Committee, CAPAC). Le categorie includono: livello di conoscenza degli impianti cocleari; percorso di buone pratiche cliniche per la diagnosi; linee guida di buone pratiche per l’intervento chirurgico; efficacia clinica degli impianti cocleari; fattori associati agli esiti post-impianto; rapporto fra ipoacusia e depressione, declino cognitivo e demenza; aspetti economici legati all’adozione degli impianti cocleari.

Il Consensus finale, ricorda una nota, è stato definito con il voto positivo di almeno il 75% dei partecipanti. Nel corso di questo processo tutti i membri del gruppo di lavoro hanno avuto accesso a una relazione di studi scientifici scelti attraverso un’analisi sistematica della letteratura pregressa, compresi i risultati delle valutazioni di qualità degli studi stessi.

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