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Ematologia, Boccadoro: 'Ricerca e assistenza non si sono mai fermate'

05 novembre 2020 | 16.03
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"Sebbene i pazienti si sentano trascurati e abbandonati, in realtà l’ematologia, nel senso di terapie importanti (induzione delle leucemie acute, trapianti, Car-T) si è fermata molto poco. Anche il reclutamento nei protocolli ha subìto un ritardo ma non uno stop come il resto del Paese. Le attività importanti e la ricerca scientifica non si sono mai fermate. Anzi. Si sono prolungati i tempi di osservazione, sono state consegnate più medicine a domicilio. Tutto ciò si sta ripetendo anche con la seconda ondata della pandemia. E la 5° Conferenza nazionale di Ematologia, promossa da Ail, servirà proprio a spiegare ai pazienti e ai caregiver cosa stiamo facendo noi ematologi". Lo ha detto Mario Boccadoro, direttore della Divisione Universitaria di Ematologia Università degli Studi di Torino, Aou Città della Salute e della Scienza.

Boccadoro è intervenuto alla conferenza stampa web dal titolo ”Il paziente con neoplasie ematologiche - La vita ai tempi del Covid-19”, che è stata l’occasione per annunciare la 5° Conferenza nazionale di Ematologia “La vita ai tempi del Covid-19: ad alto rischio i pazienti affetti da tumori del sangue”, promossa dall'Associazione italiana contro le leucemie, linfomi e mileoma (Ail), che per la prima volta si terrà in modalità virtuale, a causa delle misure anti-pandemia.

"La ricerca in ematologia va molto bene – ha assicurato Boccadoro -. Ci sono dei grandi progressi e dei continui cambiamenti. È chiaro che i malati vogliono sapere se quella terapia di cui hanno letto sul giornale è adatta a loro oppure no. Difficile far capire ad ognuno che non tutte le nuove terapie sono adatte a tutti. E la Conferenza, al via da lunedì prossimo, ha proprio questo obiettivo: spiegare quali sono le novità in ematologia a malati sempre più esperti. A farlo saranno dei professionisti che devono parlare in modo chiaro e comprensibile".

Per Boccadoro, le vecchie terapie alchilanti stanno arretrando mentre “stanno avanzando - spiega - nuove terapie con nuovi meccanismi di azioni. Si sono trovate molecole che 'danno fastidio' al tumore, che tappano 'il cestino della spazzatura', quindi la cellula tumorale muore intossicata. Grazie a queste terapie - spiega - i pazienti hanno vantaggi significativi ma queste nuove molecole hanno alti costi e problemi autorizzativi”.

E sulle Car-T, dopo l’allarme lanciato dall'ematologo Paolo Corradini (“Non siamo certi di garantire Car-T a malati in tempi di pandemia”), Boccadoro non ha dubbi: “Sulle Car-T abbiamo un ritardo che non è legato solo alla pandemia ma è legato al meccanismo farraginoso che passa dal Governo alle Regioni, dalle Regioni agli ospedali e ognuno di questi passaggi dal punto di vista burocratico è complicato".

"Eravamo già in ritardo - sottolinea - e la pandemia ha aggravato questo ritardo. Corradini è stato bravo, non ha rallentato il programma Car-T durante la pandemia ma in tutta Italia il coronavirus per queste terapie rappresenta un problema. Fare una Car-T significa organizzare un Car-T team, che nel mio ospedale è composto da 40 persone. Ma nel momento in cui l’ospedale è orientato verso un’altra emergenza - e nel mio ospedale ci sono 7 reparti Covid – è chiaro che tutti questi processi vengono rallentati. La pandemia sicuramente ha influito e ancora influisce su queste terapie innovative”.

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