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Coronavirus, medici: "Conteremo morti per letti Cardiologie diventati Covid"

23 novembre 2020 | 14.05
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Immagine di repertorio (Fotogramma/Ipa)
Immagine di repertorio (Fotogramma/Ipa)

"Denunciamo la gravissima situazione che si sta determinando negli ospedali del nostro Paese a danno dei pazienti cardiologici a causa della pandemia. Dalla Lombardia alla Sicilia vengono ridotti i posti letto cardiologici per fare posto ai pazienti Covid, addirittura vengono chiuse intere Unità di terapia intensiva cardiologica (Utic) e convertite in terapie intensive per pazienti Covid". E' l'allarme lanciato dalla Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi (Foce) che ammonisce: "Se si protrae questa situazione, il rischio concreto è di avere nelle prossime settimane più morti per infarto che per Covid perché le patologie cardiovascolari sono tempo-dipendenti".

Gli specialisti denunciano inoltre che "l'intasamento dei Pronto soccorso e i percorsi promiscui in questi servizi di pronto intervento, che provocano i contagi del personale medico e infermieristico, stanno determinando la paralisi delle attività di importanti hub cardiologici". "Nella prima ondata di Covid-19, da uno studio della Società italiana di cardiologia (Sic) sulla mortalità dei pazienti acuti ricoverati nelle Unità di terapia intensiva coronarica in 54 ospedali italiani - riferisce Ciro Indolfi, vicepresidente Foce e presidente Sic - è emerso che a marzo 2020 risultava 3 volte maggiore rispetto allo stesso periodo del 2019, passando al 13,7% dal 4,1 %. Un aumento dovuto nella maggior parte dei casi a un infarto non trattato o trattato tardivamente".

"La tempestività dell'intervento può fare la differenza fra la vita e la morte: ogni 10 minuti di ritardo nella diagnosi e nel trattamento di un infarto miocardico grave, la mortalità aumenta del 3%, e un intervento successivo ai 90 minuti dall'esordio dei sintomi può addirittura quadruplicarla. Non possiamo permettere il depotenziamento delle cardiologie - avverte - é necessario riorganizzare negli ospedali percorsi ad hoc per i pazienti cardiopatici acuti che dal territorio si ricoverano in urgenza".

"Mi risulta che anche nel Lazio si stiano penalizzando le strutture cardiologiche e si stiano chiudendo anche alcuni dei centri che eseguono elevati numeri di angioplastiche primarie", spiega Francesco Romeo, segretario Foce e presidente Fondazione italiana cuore e circolazione Onlus. "Più in generale, il numero di ricoveri per patologie cardiovascolari è crollato. Invece, va preservata la rete dell'emergenza cardiologica. Chiediamo a tutti di segnalarci situazioni di disagio per i pazienti".

"Noi siamo i medici che curano e seguono ogni giorno gli 11 milioni di cittadini in Italia colpiti da patologie oncologiche, cardiologiche e ematologiche - afferma Francesco Cognetti, presidente di Foce - Ne conosciamo le necessità, i bisogni e le problematicità. Abbiamo il dovere di proteggerli e garantire loro la continuità dell'assistenza di diagnosi e cura, che per queste persone è cruciale e di primaria importanza. Siamo le antenne sul territorio che possono cogliere e denunciare le criticità a loro danno. E assistiamo con grande preoccupazione alla sottrazione di chances di cura, che rischia di vanificare vent'anni di progressi nella riduzione della mortalità. Chiediamo al Governo di stilare atti formali di indirizzo e coordinamento, per porre un argine a questa situazione".

"Uno degli 8 punti irrinunciabili per la tutela delle persone con malattie oncologiche e cardiologiche, alla cui realizzazione è chiamato a lavorare il tavolo tecnico fra Governo e Foce da poco istituito - ricorda - riguarda proprio la garanzia della piena operatività di tutte le strutture di Oncologia medica (degenze ordinarie e Day hospital), Cardiologia (degenze cardiologiche e Utic) ed Ematologia (degenze ordinarie, Day hospital, degenze per trapianto di midollo), anche a livello ambulatoriale".

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