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Contrordine, il cromosoma Y non è in via di estinzione

24 aprile 2014 | 13.08
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Contrordine, il cromosoma Y non è in via di estinzione

(Adnkronos Salute) - Il cromosoma Y non solo non è via di estinzione, ma contiene una manciata di geni chiave per la sopravvivenza dell'uomo e per la comprensione delle differenze tra le malattie maschili e quelle femminili. Il principio-base della cosiddetta medicina di genere. Il contrordine sul destino del cromosoma distintivo dell'uomo arriva da uno studio americano pubblicato su 'Nature', condotto da un gruppo di scienziati del Whitehead Institute for Biomedical Research, in collaborazione con colleghi della Washington University di St.Louis e del Baylor College of Medicine. Gli autori hanno dimostrato che, nonostante la massiccia perdita di geni subita in 300 milioni di anni di evoluzione rispetto all'omologo femminile X, il cromosoma Y è riuscito a conservare un piccolo set di 'super-geni' particolarmente resistenti, fondamentali per la sua sopravvivenza e per quella dell'uomo. Non solo. La scoperta singolare è che la stragrande maggioranza di questi geni 'longevi' hanno poco o nulla a che fare con la produzione di sperma o la determinazione del sesso: "Una dozzina di questi geni vengono espressi in cellule e tessuti di tutto l'organismo, e sono quindi coinvolti nell'attività dell'intero genoma", spiega il direttore del Whitehead Institute, Davide Page. "Quanto pervasivi siano i loro effetti è una domanda aperta che gettiamo sul tavolo e che non sarà più possibile ignorare", avverte lo scienziato. "Questo studio - aggiunge - non ci dice solo che il cromosoma Y è qui per rimanere, ma anche che dovremmo prenderlo molto sul serio e non soltanto per far luce sulla biologia dell'apparato riproduttivo". Impegnato da anni a smontare le tesi di chi teorizza la decadenza progressiva del cromosoma Y e lo vorrebbe 'rottamare' perché "la sua estinzione sarà inevitabile", Page sostiene al contrario la necessità di "una nuova era" nella ricerca sul tratto distintivo del Dna maschile. Lo scienziato, che lavora anche per il Mit di Boston e l'Howard Hughes Medical Institute, in uno studio precedente aveva infatti confrontato la sequenza genetica del cromosoma Y umano con quella del cromosoma Y di scimpanzè e macachi rhesus. Aveva così scoperto che, nonostante conservi appena il 19% degli oltre 600 geni 'inquilini' del cromosoma X, il cromosoma Y dell'uomo negli ultimi 25 milioni di anni ha perso soltanto un gene ancestrale, ossia uno di quelli presenti anche nel cromosoma maschile dei nostri antenati primati. Nella nuova ricerca il confronto è stato fra il cromosoma Y umano e quello di 5 mammiferi fra i più distanti in termini evolutivi: la scimmia marmoset, il topo, il ratto, il toro e l'opossum. E' così emerso che un pugno di geni sono comuni a tutti i maschi, dai roditori ai grandi primati, fino all'uomo. "Sono stati selezionati e 'purificati' nel tempo", precisano Page e il collega Winston Bellott. Il prossimo passo sarà capire qual è la loro esatta funzione, con l'obiettivo finale di redigere un "catalogo biochimico" delle differenze fra le cellule XX femminili e quelle XY maschili, utile a "superare una visione 'unisex' della ricerca biomedica".

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