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Sanita': Msf, 380 mila sfollati in Iraq occidentale, nuova ondata violenza

02 maggio 2014 | 16.53
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Roma, 2 mag. (Adnkronos Salute) - Ben 380 mila persone hanno dovuto lasciare le loro case nella provincia di Anbar, nella zona occidentale dell'Iraq, a causa della violenza senza precedenti. Nell'ultimo mese, più di 18.000 persone hanno cercato rifugio a Tikrit, la capitale della vicina provincia di Salah al-Din, dove nonostante le mutevoli condizioni di sicurezza un'equipe di Medici senza frontiere (Msf) sta fornendo agli sfollati beni di primo soccorso e valutando i loro bisogni medici. A fare il punto sulla situazione è la stessa organizzazione umanitaria.

La provincia di Anbar, in particolare intorno alle città di Fallujah e Ramadi, è stata colpita da un'ondata di scontri iniziati alla fine dello scorso anno, mentre l'intero Paese sta vivendo il periodo di peggior violenza dal 2008. La maggior parte delle persone che arrivano a Tikrit - riferisce Msf - sono donne e bambini. Molti richiedono cure mediche per ferite o ustioni, o soffrono di stress psicologico causato dal conflitto continuo. Nonostante gli sforzi della comunità locale per accogliere i nuovi arrivati, molti fanno i conti con condizioni di vita molto dure, scarsità di cibo e limitato accesso alle cure mediche.

"Le persone arrivano con pochissimi averi - afferma Fabio Forgione, capomissione per Msf in Iraq - la maggior parte si è rifugiata nelle scuole e nelle moschee abbandonate. Il fatto che probabilmente saranno sfollati per un certo periodo di tempo peggiora le loro già difficili condizioni di vita". A Tikrit l'equipe di Msf sta lavorando con le autorità locali, religiose e i leader comunitari per distribuire coperte e kit per l'igiene a 15.000 sfollati, mentre si pianifica come "rispondere al meglio ai loro bisogni medici in un contesto estremamente insicuro. L'accesso all'area resta la sfida maggiore nella fornitura di aiuti. Le condizioni di sicurezza sono molto variabili, cosa che rende per noi molto difficile organizzare la distribuzione dei beni di soccorso". Le migliaia di persone recentemente sfollate si aggiungono agli 1,1 milioni di iracheni che non sono ancora tornati nelle proprie aree di provenienza, per le devastazioni causate dal picco di violenza del 2006-2008.

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