(Adnkronos Salute) - "Io allora - continua Bresciani - mi sono fatto delle domande, mi sono autointerrogato: io dovevo fare quelle delibere sui fondi di rotazione, sennò facevo fallire il sistema. Le ho fatte in funzione dei fabbisogni dei cittadini, non ho avuto nessuna pressione da parte di nessuno. L'acquisto di questi apparecchi lo hanno deciso i direttori generali e hanno pagato con i soldi a loro bilancio. Io da assessore avevo le deleghe per dare indirizzi politici e li ho dati con le delibere e anche verbalmente al mio direttore generale. Il Dg della Regione e i Dg degli ospedali - i tecnici - hanno invece le deleghe per eseguire che io non posso usurpare. Certo ho il diritto di sapere i risultati e ho il controllo di tutta l'operazione politica con questi provvedimenti di legge che erano dovuti. Ecco, mi sono risposto in questo modo. E mi chiedo dove hanno trovato il motivo di dubitare se ho alle spalle 6 anni di amministrazione con parità di bialncio e non mi hanno mai trovato una zecca addosso", tuona l'ex assessore.
La Rete oncologica lombarda, tiene a precisare, "è la più forte d'Italia perché è sviluppata con coscienza, conoscenza e capacità organizzativa e programmatoria. Non per niente per alcune patologie, curate anche dalle apparecchiature moderne acquistate, il 50% dei pazienti viene da fuori regione. Abbiamo in dotazione macchinari che curano lesioni irraggiungibili con altri di minor rilevanza". Quanto al caso oggetto dell'inchiesta, incalza Bresciani, "se ci sono state tangenti si punisca chi le ha date e chi ha ricevuto beneficio se c'è stato. Si lascino in pace le persone incontaminate". Ora, conclude, "dovrò individuare l'avvocato che mi difenderà e da lì dovremo disturbare il pm per capire quali sono le accuse e poi faremo le nostre considerazioni, vedremo cosa mi si attribuisce. Ma lo assicuro: verrà fuori la verità".
