Barcellona, 12 mag. (Adnkronos Salute) - I ricercatori devono interagire con la politica, perché la 'Torre d'avorio' non aiuta né la scienza e né le persone. Un dato che risulta particolarmente evidente quando si parla delle malattie emergenti, patologie inizialmente circoscritte che spesso passano da animale a uomo e che rischiano di esplodere, per le quali è necessaria la ricerca ma anche collaborazione ai diversi livelli dell'organizzazione sanitaria, e non solo. E' quasi un appello quello di Ilaria Capua, virologa e parlamentare, ai microbiologi europei, riuniti a Barcellona per il Congresso della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive (Escimid), che oggi le consegnerà il premio per l'eccellenza scientifica.
"Ai politici - ha spiegato Capua all'Adnkronos Salute - i problemi della scienza non interessano". In questo ambito "sono più sensibili alla stampa e alle pressioni dei cittadini". Quando si tratta di malattie emergenti come l'aviaria o la Sars, dunque, c'è un'iniziale interesse della gente, "una bolla che poi si sgonfia con il passare dell'emergenza". E il passo successivo è la diffidenza. "Si pensa alla bufala, al complotto di Big pharma. E si fanno 5 passi indietro sul piano della lotta a queste malattie". In questo contesto, senza un'interazione con la politica, secondo Capua è "a rischio il sostegno a questo tipo di ricerca".
Il successo in questo campo, infatti, sostiene la ricercatrice, è possibile solo se si punta su un lavoro di rete, a diversi livelli, se si creano strategie e strutture, come hanno fatto gli Stati Uniti, che hanno legato le emergenze sanitarie alla Difesa, "facendone giustamente una questione di sicurezza nazionale". La globalizzazione apre molte e impreviste strade a batteri e virus, dai viaggi low cost, allo spostamento di cibi, merci e animali. "Non si può prescindere da strategie globali", aggiunge la studiosa. (segue)
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