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Sanita' Lombardia: la riforma vista dai 'saggi', politica fuori da nomine

13 maggio 2014 | 13.06
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Milano, 13 mag. (Adnkronos Salute) - "Fuori la politica dagli ospedali", per mettere davvero la parola fine a quello che oggi è "il problema più grave della sanità italiana". Ci sarà anche un appello a eliminare le interferenze dei partiti nelle nomine dei dirigenti ospedalieri nel documento che la Commissione sviluppo sanità della Regione Lombardia - i cosiddetti 'saggi' guidati dall'oncologo Umberto Veronesi - sta mettendo a punto per mettere nero su bianco le proprie proposte per la riforma del Servizio sanitario regionale. "Un documento non ancora pronto", ma a quanto si apprende "in dirittura d'arrivo nel giro di una settimana".

Nei giorni più caldi dell'inchiesta sui presunti appalti truccati per l'Expo e la sanità, nella 'Carta dei saggi' non poteva mancare un nuovo invito a "introdurre un sistema di selezione per la nomina dei vari manager negli ospedali pubblici". Perché "è umiliante ed eticamente terribile - si sfoga con l'Adnkronos Salute uno degli 11 esperti della Commissione, che ieri hanno incontrato i vertici dell'assessorato regionale alla Salute - leggere sui giornali di direttori generali definiti come 'in quota' a partiti o correnti. E' una cosa che ci dovrebbe far vergognare".

Il nuovo appello si ispira a una presa di posizione non nuova da parte della componente 'scientifica' del comitato. La riflessione parte da come si è evoluta la figura del direttore generale, che nel 1995 ha sostituito il Consiglio di amministrazione e "doveva dare dinamicità, rispondere in prima persona delle sue scelte e del bilancio. Ma presto ci si è accorti che Dg si diventa solo se vicini a questo o a quel partito. E' necessario invece separare la politica dalla gestione e scegliere i direttori delle Asl e degli ospedali sulla base delle competenze". Una questione che "non riguarda solo il Dg". A loro volta, infatti, oggi i direttori generali "scelgono i primari e i direttori di dipartimento privilegiando il criterio di appartenenza politica, piuttosto che le competenze". (segue)

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