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Ordine medici Milano, nuovo Codice grave attacco all'autonomia

22 maggio 2014 | 14.59
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Ordine medici Milano, nuovo Codice grave attacco all'autonomia

Milano, 22 mag. (Adnkronos Salute) - "Un grave attacco all'autonomia del medico, a cui si aggiunge l'assurdo obbligo di assicurarsi". Così il presidente dell'Ordine dei medici Milano, Roberto Carlo Rossi, definisce il nuovo Codice deontologico dei camici bianchi italiani, approvato domenica a Torino raggiungendo la maggioranza dei votanti, ma non l'unanimità. L'Ordine meneghino, che già ieri non ha escluso la strada del ricorso al Tar - annunciata dall'Ordine di Bologna e condivisa dagli Ordini di Ferrara, Massa Carrara e Lucca - lancia oggi un avvertimento: "Il Codice deontologico di Fnomceo non è vincolante per i 106 Ordini provinciali. In mancanza di un vero accordo, quindi, si potrebbe arrivare paradossalmente ad altrettante versioni". Un epilogo che l'Ordine di Milano "non auspica e non vuole, augurandosi che prevalga una mediazione davvero unitaria".

"Proprio nessuno, tra coloro che abbiamo consultato, senza esclusioni - sostiene Rossi - ha capito perché si sia voluto mettere mano al Codice del 2006. La professione non è di certo così radicalmente cambiata in 8 anni. E comunque, se si fosse sentita urgente la necessità di cambiare alcuni passaggi, per adeguarli meglio all'assetto legislativo corrente, sarebbe bastato aggiungere o modificare due o tre articoli".

Per l'Ordine di Milano "il testo elaborato, assieme ad alcuni aspetti comunque criticabili, contiene due punti giudicati assolutamente inaccettabili dalla rappresentanza dei medici e dagli odontoiatri milanesi. Il primo e più importante riguarda la definizione delle competenze del medico". Rossi spiega: "La lettura dell'art. 3 del nuovo Codice ci restituisce la figura di un medico asservito alle innovazioni organizzative e gestionali messe in campo dalle aziende sanitarie pubbliche e private. Inoltre, rimanda il medico per le competenze cui deve attenersi al corpus dell'ordinamento universitario delle Facoltà di Medicina e di Odontoiatria. Consegnando così l'autonomia della categoria nelle mani dell'università e delle Regioni".

"Ricordo - continua il presidente - che il medico nello svolgimento della sua funzione, pur ovviamente rispettando rigorosamente la legge, deve essere indipendente nel suo giudizio da condizionamenti non solo di natura commerciale e privatistica, ma anche da pressioni di natura pubblica e politico-organizzative, in primo luogo nell’interesse del paziente".

Il secondo punto "altrettanto impossibile da accettare" è l'obbligo deontologico di assicurarsi. "Il problema - evidenzia Rossi - è che non sono i medici che non si vogliono assicurare, ma le compagnie che non li assicurano. Servono perciò correttivi legislativi che fino ad ora, anche in questo caso, non ci sono stati anche per colpa del fallimento della strategia federale e del senatore Bianco", presidente della Federazione degli Ordini dei medici, "in particolare. Tante sono le cose che si potrebbero fare in questo campo: Omceo Milano, ad esempio, ha da tempo avanzato la richiesta che lo Stato o singole Regioni stipulassero un'assicurazione per i medici dipendenti dal Ssn, magari anche promuovendo un ente assicurativo specifico, perché non è vero che il problema riguarda solo i liberi-professionisti. Lo Stato o le Regioni potrebbero rivalersi sui medici in caso di reale colpevolezza, ma di sicuro le spese assicurative sarebbero ampiamente compensate dai risparmi".

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