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Sanità: più donne in Ordini medici ma non ai vertici, solo 6 su 106 presidenti

04 febbraio 2015 | 13.13
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Conclusa la tornata elettorale provinciale, è partita la corsa al voto nazionale previsto per il 20, 21 e 22 marzo

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A guardare il trend di crescita sembra decisamente in aumento la rappresentanza femminile negli Ordini provinciali dei medici, che hanno appena concluso la tornata elettorale per il rinnovo dei vertici, con l'ultima provincia, Frosinone, che ha chiuso le urne lunedì. Ma quando si guardano i numeri reali il quadro diventa sconfortante. Le presidenti di Ordine sono oggi il triplo ma, in concreto, si è passati da due donne, confermate alla guida dei camici bianchi di Gorizia e Fermo, a 6, con l'aggiunta delle neopresidenti di Ascoli Piceno, Caserta, Reggio Emilia: in tutto 6 donne su 106 Ordini.

"Hanno raggiunto la piena parità di genere, sia nella composizione del consiglio sia nell’esecutivo, solo pochi Ordini: Torino, Gorizia, Vicenza, Ancona, Pistoia, Nuoro e Vibo Valentia. Quindi 7 su 106. Una rappresentanza al di sotto del 6%, sicuramente squilibrata considerando che tra i camici bianchi under 40 le donne sono oltre il 60% e, in generale, rappresentano il 40% di tutta la popolazione medica", spiega all'Adnkronos Salute Annnarita Frullini, coordinatrice Osservatorio della Fnomceo professione medica, che illustra i dati della tornata elettorale avviata alla fine del 2014 per il rinnovo delle rappresentanze ordinistiche provinciali in vista delle elezioni del nuovo presidente nazionale, previste per il 20, 21 e 22 marzo.

Saranno proprio i presidenti degli Ordini provinciali a eleggere il Comitato Centrale Fnomceo che, a sua volta, sceglierà il successore di Amedeo Bianco, al vertice da 9 anni e che ha già annunciato l'indisponibilità a candidarsi ancora. Un successore che difficilmente saraà 'in rosa'. Il numero ridotto di donne ai vertici della professione "è la conferma di una 'tradizione' dura da scalfire: poteri consolidati fanno fatica a far entrare nuove forze", continua Frullini. "Certo non ci sono leggi che indicano quanto devono essere rappresentate le donne negli Ordini, ma lo dice il buon senso e gli evidenti cambiamenti della società. E serve una riforma degli Ordini che contenga anche misure per elezioni che tengano conto della Costituzione e delle leggi comunitarie a favore del genere sottorappresentato".

Più nel dettaglio, solo lunedì si sono chiusi i seggi elettorali dell’Omceo di Frosinone, l'ultimo dei 106 Ordini andati alle urne in queste ultime settimane. "La rappresentanza di genere anche in questo caso è esigua: 2 su 17 considerando i primi due eletti nella Cao ( commissione albo odontoiatri) come componenti del consiglio stesso", spiega Frullini. "Continuano ad esserci - aggiunge - una manciata di Ordini con una buona percentuale di donne nel consiglio e zero o una soltanto nell'esecutivo".

Non vi sono rilevanti differenze percentuali fra i grandi e i piccoli Ordini. Quelli con oltre 3.000 iscritti hanno nel 52,50% meno di tre donne nel consiglio. Gli ordini fra 1.500 e 3.000 iscritti presentano per il 57,14% meno di tre donne. E ben il 70,96% di quelli più piccole ha nel consiglio un numero di donne fra zero e due. "E' così smentito il luogo comune che attribuiva ai piccoli Ordini una maggiore presenza di donne", dice Frullini.

Globalmente ben il 59% (63 su 106) ha una percentuale di donne nei consigli inferiori al 18,18 %. E guardando le presenze femminili negli esecutivi emerge come nel 60% degli Ordini oltre i 3.000 iscritti vi siano zero donne. Anche fra i revisori, medici e odontoiatri comunque eletti e che possono partecipare, senza diritto di voto, solo se invitati alle attività del Consiglio, la situazione non è ottimale: si supera però il 35%. Spesso li si percepisce come il vivaio degli Ordini. Un quarto dei grandi Ordini ha zero donne fra i quattro revisori e globalmente il 20% degli Ordini non investe sul gentil sesso, che rappresenta il 60% dei giovani iscritti.

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