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Sanità: Gimbe, salute ostaggio di un bancomat, Istituzioni intervengano

02 marzo 2015 | 12.37
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L'ennesimo taglio alla sanità pubblica mette a rischio le innovazioni organizzative previste dal Patto e il decollo dei nuovi Lea

Sanità: Gimbe, salute ostaggio di un bancomat, Istituzioni intervengano

La salute degli italiani è "ostaggio di un bancomat al portatore: le Istituzioni si pronuncino all'unisono". Lo sottolinea Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, tornando sul taglio di oltre due miliardi di euro sancito dall’intesa Stato-Regioni. Taglio che "rischia di lasciare incompiute le innovazioni organizzative previste dal Patto per la Salute e di arrestare il decollo dei nuovi Lea. Soprattutto non lascia intravedere alcuna volontà politica condivisa per ridurre sprechi e inefficienze, preservare la sanità pubblica e garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute", afferma l'esperto.

"La preoccupazione maggiore per i cittadini italiani - prosegue - è rappresentata non solo dall’ennesimo taglio lineare, edulcorato come 'mancato incremento del Fondo sanitario nazionale', ma soprattutto da un quadro inquietante i cui contenuti appaiono sempre più netti: il Governo si sbarazza progressivamente di una quota della spesa pubblica destinata alla Sanità, le Regioni sono incapaci di formulare proposte unitarie per ridurre inefficienze e sprechi, la Repubblica, quale garante del diritto costituzionale alla tutela della salute, ha un ruolo sempre più sfumato, ormai quasi evanescente".

Per Cartabellotta, "le contraddizioni tra tutela dei diritti costituzionali, finanziamento pubblico della sanità e programmazione-organizzazione dei servizi sanitari e sociali, dimostrano che i ruoli e le responsabilità istituzionali finiscono per diluirsi e svanire nelle stesse pieghe normative che oggi alimentano il conflitto istituzionale tra Stato e Regioni, indeboliscono il ruolo della Repubblica quale garante dell'articolo 32 della Costituzione ed erodono progressivamente i diritti dei cittadini".

"Appare evidente - commenta ancora Cartabellotta - che le Regioni, oltre a dimostrarsi incapaci di attuare un virtuoso processo di disinvestimento e riallocazione, hanno l’ambizione di gestire in totale autonomia le risorse assegnate dallo Stato per finalità sanitarie, così da poterle 'spostare' verso altri settori. Una richiesta che stride con la garanzia del diritto alla tutela della salute, affidato dalla Costituzione alla Repubblica, ma di fatto attuato da Stato e Regioni".

La Fondazione Gimbe chiede, dunque, a tutte le Istituzioni di "fare chiarezza all’unisono sul futuro della sanità pubblica, perché oggi le inderogabili necessità imposte al Governo da esigenze di finanza pubblica, invece che tagliare sprechi e inefficienze, stanno ridimensionando il diritto costituzionale alla tutela della salute".

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