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Sanità: scure dei tagli incombe su 500 strutture private e 40 mila lavoratori

26 marzo 2015 | 18.57
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Sette grandi gruppi nella Penisola, tempi di pagamento e difficoltà del credito fra i 'nodi' che il settore si trova ad affrontare

Sanità: scure dei tagli incombe su 500 strutture private e 40 mila lavoratori

Numerose piccole e medie strutture disseminate in tutta la Penisola, ma soprattutto sette grandi gruppi, le sette 'sorelle' della sanità privata, con ramificazioni in varie regioni d'Italia. Questo l'identikit del settore in Italia, senza contare gli ospedali e le case di cura religiose. Un microcosmo di circa 500 strutture, che aderiscono all'Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) e danno lavoro "a circa 40 mila operatori, tutti qualificati". Questo mondo guarda con apprensione la scadenza di fine mese. Il rischio infatti, evidenzia all'Adnkronos Salute il presidente Aiop Gabriele Pelissero, "è che il Patto della Salute venga 'rimangiato'. Il governo con la Legge di Stabilità chiede ulteriori risparmi alle Regioni, che minacciano di tagliare i 'soliti noti': spesa farmaceutica e prestazioni del privato".

Le Regioni, infatti, sono pronte a rinunciare all’incremento del fondo sanitario del 2015, per 2 miliardi circa. "Così 350 milioni sarebbero decurtati dal budget della sanità privata. Ma lo scenario sarà più chiaro dopo il 31 marzo", aggiunge. In ogni caso, si prospetta una 'mazzata' su un comparto che ha dovuto fronteggiare una serie di tagli importanti negli ultimi anni, da cui non è uscito indenne. Sono diverse, infatti, le singole strutture o i gruppi che in alcune Regioni hanno avviato strategie di razionalizzazione, riorganizzazione o che hanno annunciato licenziamenti e aperto tavoli con i sindacati. "E in tempo di crisi, le strutture più piccole sono le più vulnerabili e aggredibili", rileva Pelissero.

Ma anche le 'sette sorelle' hanno dovuto fare i conti con questo problema. Oggi i maggiori gruppi nel settore sono GVM Care (Gruppo Villa Maria) di Ettore Sansavini, che ha il quartier generale a Lugo di Romagna, con strutture in molte regioni e interessi anche fuori dall’Italia, in Polonia, Albania, Francia e che sarebbe interessato alle strutture del Gruppo Idi e "dovrebbe prendere in gestione il San Carlo di Nancy", ricorda Marco Giobbi, responsabile dipartimento Sanità pubblica e privata della Cisl Fpl Lazio. E poi il Gruppo Garofalo con strutture in Veneto, Lazio, Lombardia, Emilia Romagna, e che "ha annunciato licenziamenti in 3 strutture laziali"; il Gruppo Humanitas di proprietà della famiglia Rocca, con strutture in Lombardia, Piemonte, Sicilia.

E ancora: il Gruppo San Raffaele di proprietà della famiglia Angelucci, con strutture nel Lazio, in Abruzzo e Puglia: "Dopo i licenziamenti di qualche anno fa ai Castelli, ora si vive un contenzioso continuo con la Regione Lazio, che si riflette in periodici ritardi nel pagamento degli stipendi", dice ancora Giobbi; il Gruppo Giomi della famiglia Miraglia, con strutture in Lazio, Veneto, Toscana, Calabria, Sicilia, che ha "appena comprato il Cristo Re a Roma" e ha delle Rsa in Germania e in Polonia; il Gruppo Kos, controllato dalla Cir di Carlo De Benedetti, con Rsa in Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e Marche interessi anche all’estero, in India; e il Gruppo San Donato della famiglia Rotelli, con strutture in Lombardia e in Emilia, la cui ultima grossa acquisizione è il San Raffaele di Milano.

Negli ultimi anni la sanità privata ha fatto i conti con una serie di tagli. Ma di che cifre si parla? Dal 2012 al 2014, le sforbiciate legate alla spending review "hanno interessato la sanità tutta, per 14 miliardi - rileva l'Aiop - di cui una quota consistente ha riguardato la sanità privata: con la Finanziaria 2012 ci sono stati 70 milioni di tagli all’ospedalità e alla specialistica accreditata, con la Finanziaria 2013 sono saliti a 140 milioni e con quella 2014 a 280 milioni".

Ecco perché, secondo lo stesso Pelissero, attualmente la sanità privata può essere paragonata a una Ferrari con il freno a mano inserito: grandi potenzialità, limitate però dai continui tagli e dall’impossibilità di crescere. "Molte strutture sono con il fiato corto", testimonia. Un esempio arriva da quelle siciliane accreditate, che potrebbero ricoverare pazienti extraregione soprattutto dalla Calabria, ma non possono farlo perché non viene riconosciuto, come avviene in altre regioni, un rimborso extrabudget.

Sarebbere possibile evitare i nuovi tagli alle prestazioni intervenendo sugli sprechi. Pelissero cita "il servizio di lavanderia, di pulizia, l'acquisto dei beni. Lo sappiamo bene, perché noi del privato se non gestiamo queste voci con oculatezza, rischiamo di 'saltare'". In un rapporto l'Aiop ha stimato in 6 mld i risparmi possibili sulla parte ospedaliera, solo "con una gestione oculata".

Il punto di forza dell'ospedalità privata è che "in Italia si tratta di un servizio ormai indispensabile, che copre il 25% del volume complessivo delle prestazioni erogate, quota che per alcune specialità sale al 30-40%", aggiunge Pelissero. Il tutto assorbendo "solo il 15% delle risorse". Ma se "si tratta di un sistema che funziona, può essere messo in sofferenza da politiche sbagliate. Una sofferenza che potrebbe riflettersi anche sulle strutture pubbliche e sulla loro capacità di assistenza", conclude il vertice Aiop.

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