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Sanità: Simeu, in alcuni ospedali Roma 3-5 giorni d'attesa in pronto soccorso

06 novembre 2015 | 18.16
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Sanità: Simeu, in alcuni ospedali Roma 3-5 giorni d'attesa in pronto soccorso

N on è ancora arrivata l'ondata di influenza stagionale ma già alcuni pronto soccorso della Capitale "stanno avendo problemi con pazienti fragili che aspettano 3-5 giorni per avere un posto letto in reparto". E' l'allarme lanciato da Alfonso Cibinel , presidente nazionale della Società italiana di medicina di emergenza e urgenza (Simeu ) che oggi ha aperto a Roma il simposio nazionale 'Il pronto soccorso e la folla. Analisi del sistema e proposte per un pronto soccorso accogliente, efficace e sostenibile'.

"Lo scorso anno a gennaio ci fu il picco di accessi al pronto soccorso per l'influenza - ricorda Cibinel - oggi sono le persone anziane e più fragili ad affollare i dipartimenti d'emergenza (Dea) perché più a rischio di avere problemi anche seri con patologie lievi o con una banale influenza". Secondo il portale della Regione Lazio che monitora gli accessi in tempo reale, oggi alle 17 c'erano 44 pazienti in attesa di ricovero o trasferimento al Dea del'Umberto I; 33 al Pertini e al S.Camillo.

"Ogni anno salta fuori in determinati periodi l'annosso problema dell'affollamento dei pronto soccorso - avverte Cibinel - Dobbiamo ricordare che l'attesa sulle barelle nei corridoi aumenta il rischio di mortalità per i pazienti del 30%. Ma ancora non riusciamo a gestire e risolvere queste situazioni. In realtà il problema critico è quello dei pochi posti letto nei reparti: così chi deve essere ricoverato ed è già stato visitato dai colleghi del Dea rimane in attesa. Questa situazione assorbe energie e risorse umane che invece potrebbero essere investite nel gestire i codici rossi e gialli. Alcuni colleghi - afferma il presidente della Simeu - che lavorano in ospedali Roma hanno stimato che il 40-50% del personale viene distratto dalle mansioni del Dea per dare assistenza ai pazienti sulle barelle".

"In Paesi con sistemi sanitari ad accesso universale (Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Canada) lo standard delle attese è stabilito in 4-6 ore. Al paziente - rimarca Cibinel - che arriva al Dea deve essere garantita l'assistenza nell'arco di questo tempo. Cosa che in Italia non riusciamo a fare. Se un paziente con una polmonite rimane nel pronto soccorso invece di andare subito in reparto la sua degenza si allungherà dai 7 ai 10 giorni".

La Società italiana di medicina di emergenza e urgenza (Simeu) sottolinea come "il primo passo da compiere per migliorare l'affollamento dei pronto soccorso è il cambiamento culturale che rimetta in discussione alcune metodologie di intervento. Ad esempio - osserva Cibinel - oggi un direttore generale viene valutato per molti indicatori tra questi però non c' è quello dei risultati per la riduzione dell'affollamento".

"Ecco - conclude il presidente Simeu - dovremmo ripartire da qui. La risorse fisiche di chi lavora nella medicina d'emergenza-urgenza si stanno assottigliando sempre di più: ritmi e carichi di lavoro fanno emergere situazioni di 'burn out' e forte stress. In questo modo si impoverisce una categoria di medici che ha grande esperienza sul campo e che dovrebbe lavorare in condizioni migliori per garantire la massima qualità dell'assistenza".

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