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Al via il Fertility Day a Roma, ma fuori scatta la protesta: "Lorenzin dimettiti"

22 settembre 2016 | 10.29
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Alcuni manifestanti a Roma protestano all'apertura del Fertility Day
Alcuni manifestanti a Roma protestano all'apertura del Fertility Day

Con pancioni finti, clessidre e cartelloni chiedono a gran voce le dimissioni della ministra della Salute Beatrice Lorenzin . Più di 70 giovani protestano all'ingresso di via Alibert, dove si sta svolgendo la manifestazione organizzata dal ministero della Salute a Roma per il 'Fertility Day', chiedendo al ministro di essere ricevuti.

Parallelamente alla giornata dedicata alla fertilità, in tutta Italia è partito il 'Fertility Fake', la 'contromanifestazione' che si sta svolgendo in queste ore in 12 piazze italiane da Roma a Milano, da Trieste a Bari. Una 'risposta' al 'Fertility Day' che si celebra oggi. Per alimentare l'iniziativa è scattata sui social una 'chiamata alle armi'. Diverse le associazioni in campo, fra cui Rete della Conoscenza (network che aderisce all'Unione degli Studenti e a Link-Coordinamento Universitario). L'invito è: "Porta in piazza la tua attesa". Ma un'attesa diversa, senza alcun pancione di mezzo.

Il Governo, si legge sulla pagina Facebook dell'evento, "ci incita a fare figli, e a farli presto. Molti/e di noi vorrebbero pure... e infatti #siamoinattesa. Di asili nido, welfare, reddito". Sarà, promettono gli organizzatori, "un grande #FertilityFake! A Roma e in tante altre piazze". Finora le città con Fertility Fake, oltre alla Capitale, sono Firenze, Napoli, Torino, Padova, Pescara, Perugia, Pisa, Bologna, Milano, Bari, Trieste.

Intanto, dopo le nuove polemiche legate alla campagna di informazione basata su immagini che sono state accusate di razzismo e ritirate ieri Lorenzin, aprendo i lavori del Fertility Day, a Roma ha affermato che "Ci sono 700.000 persone che stanno provando ad avere figli e che non ci riescono per vari motivi, spesso per patologie che potevano essere curate".

"Molti non sanno che c'erano delle terapie, oggi gratuite - spiega - Spero sia una grande giornata che possa dare almeno un primo spunto di informazione sulla propria salute e che se ne esca con molte nozioni in più. Le campagne vanno fatte in maniera continuativa. Abbiamo un aumento vertiginoso di malattie sessualmente trasmesse fra i giovani, che si devono tutelare e proteggere, e di questo abbiamo fatto una delle issues della campagna."

"Puntiamo poi particolarmente a sensibilizzare i maschi: le donne sono più attente alla loro salute - chiosa Lorenzin - Ci siamo battuti per inserire nei Lea alcune malattie come l'endometriosi, ma ci stiamo anche focalizzando sulla salute maschile e c'è una grande azione di informazione sul varicocele, un disturbo che colpisce i giovanissimi, che non vanno dall'andrologo. Mentre è importante che si sottopongano agli screening".

"Insomma questo è il Fertility Day - prosegue - Il nostro Piano nazionale fertilità è pienamente in linea con gli obiettivi posti dall'Organizzazione mondiale della sanità. L'Italia è in prima linea, era tanto che in questo Paese non si parlava di questi temi".

"Siamo in un Paese abbastanza particolare - ribadisce - stiamo parlando di salute e di un problema che riguarda milioni di persone. Poi c'è la politica e la strumentalizzazione, c'è un sacco di gente che aspira a fare il ministro. Benissimo, io intanto mi occupo delle cose concrete‎: Lea, nomenclatore, fondo sanitario".

Lorenzin è poi tornata sulla campagna del Fertility Day: "Che io debba passare giornate facendo speculazioni su delle foto, lo faccio un giorno, poi chi è responsabile se ne deve andare. C'era una foto diversa da quella che abbiamo vidimato. Bisogna che chi ha sbagliato si assuma le proprie responsabilità, per il resto vorrei che si affrontassero i problemi di salute".

"Diciamolo - ha sottolineato il ministro a margine dell'apertura della giornata sulla fertilità - la prima campagna sul Fertility Day era proprio brutta; ma io faccio il ministro e non il comunicatore. Io ho verificato la nuova campagna e il motivo per cui ho rimosso il direttore è che la foto che ho autorizzato ‎non era quella poi passata".

"Credo ci sia stato un errore tecnico - conclude Lorenzin - ci hanno portato un documento cartaceo, che poi a livello digitale era diverso. Io mi prendo carico di tutto, purché lo abbia deciso io. In questo caso non è stato così. Al di là di tutto nessuno aveva intenzioni razziste, e non si può accusare il ministero di razzismo quando ‎lavoriamo tutti i giorni a favore della salute per tutti".

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