"Sono convinta che mio marito guarderebbe con favore a un progetto come questo, a totale beneficio del paziente". Sultana Razon, moglie di Umberto Veronesi, dice sì alla manifestazione di interesse avanzata da Humanitas e Gruppo ospedaliero San Donato per l'Istituto europeo di oncologia e il Centro cardiologico Monzino di Milano. I due Irccs cresciuti sotto l'ala dell'oncologo scomparso l'8 novembre scorso. Dichiarazioni che, dunque, confermano e rafforzano la posizione della famiglia espressa all'AdnKronos Salute dal figlio Paolo Veronesi, commentando a caldo la proposta dei gruppi guidati da Gianfelice Rocca e Paolo Rotelli.
Dalla moglie del fondatore dell'Ieo arriva una "reazione del tutto positiva" all'offerta di Humanitas e Gsd. L'oncologa pediatra che ha condiviso con il marito anche il percorso professionale, vede "di buon grado" il piano dei due gruppi perché "rispetta la visione" del professore.
"Mio marito - sottolinea Sultana Razon - ha sempre considerato il paziente al centro del processo di cura, questo è stato l'obiettivo di tutta la sua carriera. Era la prima cosa che voleva condividesse chi lavorava con lui - racconta - ed era la prima cosa che insegnava ai giovani colleghi. Come medico e come ricercatore, desiderava espandere sempre più il modello di ospedale in cui la cura e la ricerca fossero due facce della stessa medaglia".
"Ieo e Humanitas - osserva la signora Veronesi - sono due realtà eccellenti e complementari. La sinergia tra questi due poli creerebbe uno dei maggiori centri per la lotta al cancro a livello mondiale, aumentando le possibilità di vincere questa battaglia. Per queste ragioni - conclude - sono convinta che mio marito guarderebbe con favore a un progetto come questo, a totale beneficio del paziente".