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Salute: madri e figli rifugiati, con Comunità Sant'Egidio a scuola di futuro

05 luglio 2017 | 16.56
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Salute: madri e figli rifugiati, con Comunità Sant'Egidio a scuola di futuro

Ogni 10 migranti che arrivano in Italia, molte sono donne. Tante di loro sono venute dal mare, altre con corridoi umanitari. Alcune sole, altre con figli anche piccolissimi. Molto spesso con storie drammatiche alle spalle, ma con la voglia di vincere la sfida dell'integrazione e di guardare al futuro. E' dedicato a loro il progetto della Comunità di Sant'Egidio 'Madri e figli rifugiati: dall'accoglienza all'inclusione', reso possibile grazie a un'erogazione liberale di Merck per conto della sua consociata Msd. Un'iniziativa presentata oggi a Roma alla Scuola di lingua e cultura italiana della Comunità di Sant'Egidio, che aiuterà 400 donne in 400 modi differenti, perché ognuna di loro ha una storia diversa.

"L'inclusione non può fermarsi all'accoglienza - spiega Daniela Pompei, responsabile della Comunità di Sant'Egidio per i servizi agli immigrati - Per questo l'obiettivo principale del progetto è partire dalla prima accoglienza per arrivare all'integrazione piena delle donne rifugiate e dei loro figli perché sono più a rischio". Anche dal punto di vista sanitario: "L'accesso alla salute è una delle problematiche più importanti di queste donne che molto spesso non hanno informazioni certe sul nostro sistema sanitario nazionale e non hanno usufruito nei loro Paesi della prevenzione. Per questo il progetto ha come obiettivo anche quello di favorire non solo il diritto alla salute delle mamme e dei loro figli, ma anche la prevenzione".

Di qui un supporto che si dispiegherà su più fronti e per un anno aiuterà le donne a raggiungere una propria autonomia affinché l'accoglienza non sia per loro assistenzialismo. Il primo passo è imparare la lingua italiana. Poi trovare un mestiere, grazie a tirocini formativi. E attraverso un 'contributo affitto' anche una casa. Ma ci sono molti altri aspetti: l'assistenza legale per chiedere la protezione internazionale, kit di sussistenza per i bambini, l'integrazione a scuola, le tessere telefoniche per mettersi in contatto con le famiglie lasciate nei Paesi di origine. E ancora corsi di economia domestica e di assistenza agli anziani e ai disabili.

"Abbiamo deciso di sostenere la Comunità di Sant'Egidio in questo progetto perché il 'prenderci cura' è nel nostro Dna - afferma Nicoletta Luppi, amministratore delegato di Msd Italia - Sappiamo cos'è la sofferenza, il dolore e la malattia e vogliamo metterci al servizio della collettività. Il fatto che il progetto sia dedicato alle madri e ai figli rifugiati è un valore aggiunto, perché le donne sono le fondamenta della società e i figli il futuro. Aiutare le donne a potersi integrare è una sfida enorme che a catena porterà benefici anche a livello di sanità pubblica".

Nei primi 6 mesi dell'anno i migranti sbarcati sono stati 83.360, il 18,7% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I richiedenti asili in Italia nel 2016 sono stati 123.600, di cui 18.594 donne. Mentre le donne che nel 2016 hanno ricevuto lo status di rifugiato sono state 1.475: a 1.150 è stata riconosciuta la protezione sussidiaria e a 2.840 la protezione umanitaria.

"Quella dei migranti è una priorità umanitaria che non possiamo e non dobbiamo ignorare - osserva Mario Marazziti, presidente della commissione Affari sociali della Camera - Come rappresentante istituzionale, è mio dovere cogliere le buone pratiche provenienti dal mondo sociale e incentivarne l'impiego a livello nazionale affinché queste situazioni trovino una possibile soluzione". Per il sottosegretario al ministero dell'Interno, Domenico Manzione, "l'integrazione è la naturale prosecuzione dell'accoglienza e del salvataggio delle persone in mare. Salvare vite umane in mare può diventare inutile, se poi non si ha un progetto di integrazione. L'integrazione è un percorso molto difficile che parte dalla condivisione di valori di fondo".

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