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Costi sanità alle stelle: "210 miliardi nel 2025"

02 marzo 2018 | 10.48
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Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe/Adnkronos Salute - Adnkronos Salute
Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe/Adnkronos Salute - Adnkronos Salute

Ultima chiamata per salvare il Ssn. Serviranno almeno 210 miliardi di euro, nel 2025, per mantenere il nostro Servizio sanitario nazionale, pari ad una spesa pro-capite di 3.500 euro. Una cifra comunque inferiore alla media Ocse del 2013. Ma rispetto ai 150 miliardi di spesa del 2016, e "alla luce delle previsioni attuali d’incremento di spesa pubblica e di quella privata, e del potenziale recupero da sprechi e inefficienze, rimane indispensabile un forte rilancio del finanziamento pubblico per raggiungere la cifra stimata". Lo ha sottolineato il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, in apertura della 13.esima Conferenza nazionale Gimbe, che riunisce a Bologna oltre 600 esponenti del mondo della sanità e della ricerca biomedica da tutta Italia.

"Questi dati, seppure non vanno letti come la conseguenza di un piano occulto di smantellamento e privatizzazione del Ssn - esordisce - testimoniano indubbiamente l'assenza di un preciso programma politico per il suo salvataggio, confermata anche dalla recente analisi dei programmi elettorali condotta dalla Fondazione Gimbe. L'Italia ha ancora un servizio sanitario di eccellenza, ma sono tanti gli elementi di sofferenza". Parlano da soli i tanti dati snocciolati, dal definanziamento pubblico alle diseguaglianze regionali, dalla spesa privata alla mobilità sanitaria, dai ticket alle addizionali regionali Irpef, agli sprechi: "Emerge un quadro allarmante in cui il nostro Ssn si sta inesorabilmente disgregando sotto gli occhi di tutti", afferma Cartabellotta. Da qui la chiamata all'azione per la prossima legislatura, "ultima occasione per salvare il Ssn".

Intanto, in attesa del risultato elettorale, "dal nostro monitoraggio dei programmi elettorali - precisa l'esperto - emerge che nessun partito ha predisposto un piano per tutelare il Ssn, intervenendo sulle principali cause della crisi di sostenibilità: definanziamento, paniere Lea troppo ampio, sprechi e inefficienze, deregulation della sanità integrativa, diseguaglianze regionali e locali". La Fondazione Gimbe ha dunque messo nero su bianco un dettagliato 'piano di salvataggio', "la cui attuazione sarà strettamente monitorata dal nostro Osservatorio".

Un Piano in 12 punti, che innanzitutto "mette la salute al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie, ma anche industriali, ambientali, sociali, economiche e fiscali". "Non possiamo sperare che sia il futuro a salvare il Ssn. Senza l’attuazione di un 'piano di salvataggio' di tale portata - conclude Cartabellotta - la progressiva e silente trasformazione, già in atto, di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico verso un sistema misto sarà inesorabile. Con buona pace della più grande conquista sociale dei cittadini italiani, che verrà consegnata alla storia. Ma se anche fosse questo il destino della sanità pubblica, il prossimo esecutivo non potrà esimersi dall'avviare una rigorosa governance della fase di privatizzazione, per proteggere le fasce più deboli della popolazione e ridurre le diseguaglianze".

Ecco il Piano, sulla cui attuazione Gimbe vigilerà con il proprio Osservatorio.

1) Salute al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie, ma anche industriali, ambientali, sociali, economiche e fiscali;

2) Certezze sulle risorse per la sanità: stop alle periodiche revisioni al ribasso e rilancio del finanziamento pubblico;

3) Maggiori capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni nel pieno rispetto delle loro autonomie;

4) Costruire un servizio socio-sanitario nazionale, perché i bisogni sociali sono strettamente correlati a quelli sanitari;

5) Ridisegnare il perimetro dei Lea secondo evidenze scientifiche e princìpi di costo-efficacia e rivalutare la detraibilità delle spese mediche secondo gli stessi criteri;

6) Eliminare il superticket e definire criteri nazionali di compartecipazione alla spesa sanitaria equi e omogenei;

7) Piano nazionale contro gli sprechi in sanità per recuperare almeno 1 dei 2 euro sprecati ogni 10 spesi;

8) Riordino legislativo della sanità integrativa per evitare derive consumistiche e di privatizzazione;

9) Sana integrazione pubblico-privato e libera professione regolamentata secondo i reali bisogni di salute delle persone;

10) Rilanciare le politiche per il personale e programmare adeguatamente il fabbisogno di medici, specialisti e altri professionisti sanitari;

11) Finanziare ricerca clinica e organizzativa: almeno l’1% del fondo sanitario nazionale per rispondere a quesiti rilevanti per il Ssn;

12) Programma nazionale d’informazione scientifica a cittadini e pazienti per debellare le fake-news, ridurre il consumismo sanitario e promuovere decisioni realmente informate.

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