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"Bestiame", polemica su post razzista ex direttrice Usl

28 gennaio 2019 | 14.36
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Non si placa la bufera su Silvia Pantano, medico in pensione, in passato direttore del distretto sanitario dell'azienda Usl di Piacenza che commentando un post di Enrico Mentana su un giovane migrante trasferito dal Cara di Castelnuovo, ha utilizzato parole molto pesanti, stigmatizzate poi duramente da altri commentatori che ne chiedevano il licenziamento. "Il bestiame non viaggia sui pullman superlusso" aveva scritto la donna riferendosi al migrante. Commento poi cancellato.

Sul profilo Facebook della donna compare ancora la qualifica di 'direttore di Distretto presso l'Azienda Usl di Piacenza', quando invece è in pensione da diversi anni. A intervenire sulla vicenda è Sergio Venturi, assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia Romagna: "Quanto scritto da Silvia Pantano, ex medico dell'azienda Usl di Piacenza, è inaccettabile - afferma -. Parole pubblicate, per di più, nel Giorno della Memoria, in cui abbiamo commemorato le vittime dell'Olocausto".

"Un commento - afferma Venturi - che offende profondamente tutti noi, e che non può in alcun modo essere associato al sistema sanitario regionale e a chi vi lavora". Anche il direttore generale dell'Ausl, Luca Baldino, condanna con fermezza le parole razziste e a fa chiarezza sulla posizione lavorativa di chi le ha usate, annunciando di avere già posto la questione in mano ai legali. "Ci dissociamo totalmente da quanto scritto da Silvia Pantano - afferma Baldino -. Il suo commento è profondamente ignobile e offensivo e i suoi contenuti ledono la dignità e la professionalità di tutti i nostri operatori".

"La dottoressa, che si qualifica impropriamente come dipendente di questa azienda sul suo profilo Facebook, non è più direttore di distretto da oltre 10 anni e ha cessato la propria attività nel luglio 2011. Ho dato mandato immediatamente ai nostri legali - aggiunge Baldino - di valutare quali possono essere le azioni da intraprendere a tutela dell'immagine del Servizio sanitario regionale e di quello dell'azienda stessa".

"Provo disgusto come persona - rimarca Venturi - perché reputo intollerabile l'utilizzo di termini ignobili nei confronti di un altro essere umano. E come medico, perché certe parole sono incompatibili con l'etica che contraddistingue la nostra professione, anche quando non la si esercita più. Infine, come assessore: sono a capo di un Servizio sanitario regionale dove il diritto alla cura è al primo posto ed è garantito a chiunque, di qualunque origine o provenienza sia".

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