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Cure spirituali per ogni religione, in ospedale la target therapy dell'anima

11 aprile 2019 | 18.50
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(Fotogramma)
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Nell'era della medicina di precisione e delle società sempre più multietniche anche le cure spirituali diventano personalizzate, a misura di ogni religione. Nel Nord Italia stanno nascendo diverse iniziative negli ospedali. Quello delle 'target therapy per l'anima' diventa un servizio strutturato per esempio nei centri della Provincia Lombardo Veneta dei Fatebenefratelli. Gli esperti delle 9 strutture dell'Ordine, attive in Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, lo hanno battezzato 'Servizio di attenzione spirituale e religiosa' e spiegano che ce ne sono "pochi" esempi "in Europa".

La scelta dell'Asst Gaetano Pini-Cto di Milano è stata invece quella di portare in corsia e far sedere attorno a un tavolo dalla pastora valdese al monsignore, dal rabbino al monaco buddista, fino all'intellettuale per sensibilizzare il personale sanitario sull'importanza di prendersi cura dei pazienti in rapporto alla religione. Quello proposto è un corso di formazione che rilascia crediti Ecm, ma aperto a tutta la popolazione. Il tema è l'accompagnamento della persona sofferente e della famiglia. Si chiamano in causa le tre religioni monoteiste e la spiritualità buddista. Appuntamento il 15 aprile, dalle 14 alle 18, e verrà spiegato come prendersi cura dei pazienti a seconda che siano essi cristiani, islamici, di fede ebraica o buddisti.

L'incontro è organizzato dalla Cappellania e dall'Ufficio formazione dell'Asst Pini-Cto e dalle associazioni Ails e Alomar, in collaborazione con il Gruppo Insieme per prenderci cura, nato dall'incontro di realtà sanitarie e religiose, Collegio degli infermieri Ipasvi Milano-Lodi-Monza e Brianza, Biblioteca Ambrosiana, Associazione medica ebraica e Comunità religiosa islamica italiana. "Spesso troviamo nella stessa stanza ammalati e famiglie di religioni diverse che si trovano a convivere per il periodo di degenza nello stesso ambiente - spiega don Simone, cappellano dell'Asst - Trovo per questo importante aiutare il personale sanitario a capire come prendersi cura delle persone nel loro complesso e a imparare a fare da ponte tra le diverse religioni, ciascuna con le proprie specificità e implicazioni anche nella cura delle patologie, nel segno dell'integrazione".

Al tavolo siederanno Rav Alfonso Arbib, Rabbino Capo della comunità ebraica di Milano; Daniela Di Carlo, pastora valdese; Abd al-Sabur Turrini, direttore generale Comunità religiosa islamica italiana (Coreis); Tenzin Khentse, Venerabile Monaco buddista di tradizione tibetana; monsignore Pierfrancesco Fumagalli, dottore dell'Ambrosiana. Insieme a rappresentanti dell'Asst Gaetano Pini-Cto.

"Il ruolo del medico - evidenzia Valentino Lembo, direttore sanitario dell'Asst Gaetano Pini-Cto - è quello di prendersi cura della persona sotto ogni aspetto, anche spirituale. Ricevere il giusto conforto, infatti, aiuta i malati e le loro famiglie ad affrontare i percorsi di cura con maggior vigore".

Quando un paziente è affetto da una malattia terminale "subisce una serie di traumi che influiscono sullo stato fisico, emotivo e sulla salute spirituale - ragiona Natalina Carè, spiegando il punto di vista dell'infermiere - In situazioni come queste non sono gli input fisici che aiuteranno il paziente a trovare la pace, ma l'unione a livello spirituale. Per questo è importante nell'assistenza infermieristica stabilire una relazione di aiuto che tenga conto dei bisogni più profondi dell'essere umano, quali il bisogno di riposo, pace, ascolto e dignità. La cura spirituale è elemento fondamentale nel concetto di cura olistica e incentrata sulla persona".

Nei Centri della Provincia Lombardo Veneta dei Fatebenefratelli i Servizi di attenzione spirituale e religiosa (Sasr) sono garantiti dal cappellano e da un laico referente del Sasr e hanno l'obiettivo principale di accompagnare le persone secondo le loro necessità, "promuovendo così l'umanizzazione e la formazione di tutti gli operatori sanitari rispetto all'attenzione a questi bisogni peculiari", spiegano dall'Ordine. Il servizio viene svolto in collaborazione con gli operatori sanitari e i volontari, e con il Centro pastorale della Provincia Lombardo Veneta.

"Il referente laico - spiega Laura Zorzella, responsabile del Centro pastorale provinciale - è una figura specifica" con una formazione che consente "di approcciare i bisogni spirituali e religiosi" del malato "con un adeguato background culturale, che contempla anche fedi diverse da quella cattolica". Si tratta di una figura nuova per il sistema sanitario nazionale come lo è per la Chiesa, viene chiarito dai promotori in una nota. "Nulla di nuovo, almeno stando al Vangelo - puntualizza fra Salvino Zanon, responsabile della Pastorale della Provincia Lombardo Veneta - Gesù incontra l'uomo che soffre, lo ascolta e gli parla, riconducendo l'esperienza della sofferenza a una prospettiva di senso, che la religione offre ma non impone e che non può essere offerta dalla scienza medica, che cura il corpo".

Il referente, una volta inserito nella struttura, si adopera per rilevare le necessità spirituali e religiose dei pazienti con apertura alle varie fedi o culture (creando collegamenti con referenti di altre fedi religiose quanto richiesto), accompagnare le persone secondo tali esigenze, organizzare incontri di gruppo sulle tematiche spirituali e religiose, partecipare alla liturgia e alla celebrazione dei sacramenti e collaborare con la Chiesa locale. Inoltre si adopera a garantire al paziente dimesso di poter proseguire il proprio cammino spirituale o religioso qualora lo desideri e risulti significativo, collaborando con le parrocchie-unità pastorali del territorio.

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