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Roma

Paura in ospedale, dottoresse aggredite al San Giovanni

21 maggio 2019 | 12.56
LETTURA: 4 minuti

Una rianimatrice e un'internista minacciate di morte con un bisturi: "L'aggressore è libero"

Immagine d'archivio (FOTOGRAMMA)
Immagine d'archivio (FOTOGRAMMA)

Minacce di morte con un bisturi a due dottoresse impegnate, durante il turno di domenica notte, a salvare un paziente in crisi respiratoria. Ad aggredire le due donne, all'ospedale San Giovanni di Roma, un altro paziente, tossicodipendente e con problemi psichiatrici. Convinto - nel suo stato di alterazione - di non essere adeguatamente assistito. Con un epilogo inquietante. L'aggressore, all'arrivo delle forze dell'ordine, non è stato fermato perché non sorpreso in flagranza di reato e privo ormai dell'arma. Così le due dottoresse lo hanno ritrovato al bar, la mattina dopo, e sono state nuovamente minacciate di morte e di ritorsioni sulla famiglia. A raccontare la vicenda all'Adnkronos Salute è una delle due dottoresse, che chiede di non divulgare il suo nome.

"Io e la mia collega - spiega - ora abbiamo paura. Non abbiamo denunciato personalmente l'aggressore, perché si tratta di una persona pericolosa e abbiamo paura che possa vendicarsi. Sappiamo che ha un Daspo e che non è nuova ad episodi di aggressione. Subito dopo l'aggressione sono stati chiamati i carabinieri, e speravamo in un intervento risolutivo. Ma ci è stato detto che senza la nostra denuncia e in mancanza di flagranza di reato le forze dell'ordine non possono fare nulla. E così l'agressore è stato lasciato libero di circolare in ospedale. Questo è assurdo".

"Domenica notte - racconta ancora la dottoressa - io e la mia collega siamo state chiamate in un reparto per soccorrere un ricoverato in grave crisi respiratoria. Ci siamo però imbattute nel nostro aggressore, che si aggirava per l'ospedale e ci si è parato davanti, ci ha insultate e minacciate. Prima a parole, poi con il bisturi. E' stato un momento drammatico anche perché dovevamo occuparci del paziente in pericolo di vita, cosa che abbiamo fatto anche se con gravi difficoltà per la presenza di questo individuo che urlava e avvicinava il suo viso al nostro minacciandoci. Siamo comunque riuscite ad allertare la vigilanza e le forze dell'ordine".

L'uomo però è rimasto in ospedale, libero. E le due dottoresse si sentono ancora in pericolo. "Siamo aiutate solo dai nostri colleghi. Noi, come medici del servizio pubblico, siamo pubblici ufficiali. Quando chiediamo l'aiuto delle forze dell'ordine è necessario un intervento risolutivo. E anche le aziende dovrebbero attuare misure di sicurezza concrete - conclude la dottoressa -. I vigilantes possono essere impiegati solo per la tutela del patrimonio e, nella pratica, non possono realmente difenderci".

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