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Ore decisive a Londra per Tafida

13 settembre 2019 | 12.13
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A/ AFP PHOTO / Daniel LEAL-OLIVAS - AFP
A/ AFP PHOTO / Daniel LEAL-OLIVAS - AFP

Ancora un bimbo, questa volta una bambina di cinque anni, al centro di una disputa legale in Gran Bretagna sullo stop ai macchinari che la tengono in vita. Tafida Raqeeb, di Newham, è ricoverata in gravissime condizioni al Royal London Hospital di Londra dopo un trauma cerebrale. I medici inglesi hanno proposto di interrompere le cure, contrariamente al volere dei genitori che si sono rivolti all'Alta Corte britannica, chiedendo di poter trasferire la piccola al Gaslini di Genova, e oggi è atteso il verdetto.

A luglio l'ospedale Gaslini di Genova si era detto disponibile ad accogliere Tafida, e al momento dalla struttura italiana fanno sapere all'Adnkronos Salute di non voler commentare la vicenda, in attesa della decisione dei giudici. Il caso ricorda quello di altri due piccoli, Charlie Gard e Alfie Evans, al centro di una dura battaglia giudiziaria tra medici e genitori. Ieri la mamma di Tafida ha spiegato che sua figlia avrebbe comunque voluto vivere, a causa delle sue credenze islamiche. Shelina Begum, avvocato specializzato in immigrazione, ha affermato che nonostante la tenera età, la piccola era una musulmana praticante, pregava e digiunava due ore al giorno durante il Ramadan e credeva nella santità della vita.

Nonostante ciò che dicono i dottori, la donna sostiene di aver rilevato segni di consapevolezza in sua figlia, e alla corte - riferisce 'The Guardian' - sono stati mostrati due video della piccola in ospedale, che muoveva una mano mentre la sua tata la incoraggiava. "I medici curanti la vedono 10 minuti al mattino e 10 minuti al pomeriggio", ha detto Begum. "Sono io quella che è lì tutto il giorno e vede questi miglioramenti ogni giorno".

"Con il tempo e la riabilitazione, speriamo che alcune delle sue funzioni vitali recuperino. Ma anche se questo non accade, amerò comunque la sua vita così com'è", ha aggiunto. Lei e il marito, Mohammed Raqeeb, 45 anni, hanno chiesto di portare la loro figlia in Italia per le cure, nella convinzione che ci sia una maggiore disponibilità rispetto al Regno Unito a fornire supporto vitale a pazienti gravemente malati in assenza di morte cerebrale. "Tafida non sta morendo. Tutto ciò di cui ha bisogno è il tempo, e questo è tutto ciò che Tafida chiede", ha detto.

I legali della struttura sanitaria britannica sono invece convinti che le condizioni della piccola potranno solo peggiorare e che le credenze religiose della famiglia - che precludono la rimozione del supporto vitale in qualsiasi situazione - sono "una questione che non dà a Tafida libertà di scelta", come ha sostenuto l'avvocato Katie Gallop.

La direzione del Gaslini di Genova aveva ricevuto a fine giugno 2019 la richiesta di una 'second opinion' da parte della famiglia della piccola Tafida Raqeed, come aveva spiegato la stessa struttura nei mesi scorsi. Il Gaslini ha composto un collegio tecnico di specialisti che hanno inviato il 5 luglio un documento ai colleghi di Londra. I documenti evidenziavano "l'estrema gravità delle condizioni cliniche, in linea con quanto indicato dai medici inglesi, e il fatto che in Italia non si opera una sospensione delle cure, se non in caso di 'morte cerebrale', quadro diverso da quello di Tafida".

Contestualmente - riferiva il comunicato dell'ospedale pediatrico - il direttore generale del Gaslini, Paolo Petralia, aveva ricevuto una lettera da parte dei genitori della bambina, i quali "hanno chiesto la disponibilità ad accogliere la bimba nell'ospedale genovese, proponendo di trasportarla in sicurezza e a proprie spese presso il pediatrico. L'Istituto Giannina Gaslini ha risposto positivamente alla richiesta dei genitori della piccola", concludeva la nota.

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