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Video per raccontare l'epatite C

06 novembre 2019 | 19.39
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Immagine di archivio (Adnkronos)
Immagine di archivio (Adnkronos)

Un video per raccontare l'epatite C, con l'obiettivo di stimolarne la prevenzione, la diagnosi e la cura a partire dalla diffusione del test per l'Hcv, il virus che la causa. Userfarm, la più grande community di video-maker al mondo, ha raccolto la sfida in occasione del contest 'Giovani video-maker per una nuova visione: storie per vincere l'epatite C. Insieme l'eliminazione è possibile', promosso da Gilead in collaborazione con la Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), l'Associazione italiana studio del fegato (Aisf), la Fondazione The Bridge e la Federazione LiverPool.

'Breaking not so Bad' di Valerio Fea, 'Il Primo passo' di Timothy Emanuele Costa e 'Il coach' di Mirko Bonanno sono i tre video premiati oggi a Milano - sui 20 arrivati da cinque Paesi europei - selezionati da una giuria composta dagli enti promotori della campagna 'Insieme si vinCe' e da La Pina di Radio Deejay, che ha moderato la cerimonia di premiazione.

"Con iniziative come questa si rimette al centro dell'agenda politica l'epatite C - ha sottolineato Rosaria Iardino, presidente della Fondazione The Bridge - Siamo il Paese europeo che ha curato più persone, ma bisogna fare l'ultimo passo: incentivare la diffusione del test e mettere in cura i pazienti, e questo sia per il diritto del singolo sia perché più persone faranno la terapia e prima elimineremo il virus, perché togliendolo favoriremo anche una copertura a gregge; è dunque un'azione a tutela della salute pubblica, ma che parte da un diritto individuale".

L'Organizzazione mondiale della sanità ha indicato come obiettivo comune a tutti i Paesi entro il 2030 la riduzione del 65% delle morti legate all'epatite C e del 90% dei nuovi contagi. Per raggiungere questo traguardo è fondamentale coinvolgere le persone che hanno contratto l'infezione, ma che non ne sono ancora consapevoli. Per questo l'appello a fare il test per il virus dell'epatite C è rivolto a tutti, e non solo alle popolazioni considerate a maggior rischio (per esempio chi fa uso di droghe per via iniettiva, la principale via di infezione dell'Hcv in Italia).

L'Italia ha istituito un Fondo ad hoc per finanziare le terapie anti-Hcv (i nuovi farmaci antivirali cosiddetti DAAs sono totalmente rimborsati dal sistema sanitario nazionale) all'interno del Piano nazionale di eradicazione, e l'Agenzia italiana del farmaco Aifa ha stabilito criteri di eleggibilità dei pazienti. Il Piano prevede il trattamento di 80 mila pazienti l'anno nell'arco del triennio 2017-2019, e ad oggi secondo Aifa sono stati avviati circa 196 mila trattamenti per pazienti eleggibili.

Il virus Hcv si trasmette per via ematica, cioè tramite il contatto diretto con sangue infetto attraverso una lesione della cute. I maggiori fattori di rischio sono la condivisione di oggetti appuntiti o taglienti (come rasoi, lamette o forbici), gli aghi, gli strumenti chirurgici usati e non sterilizzati, le trasfusioni di sangue.

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