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Urbani: "Ssn 3.0 contro diseguaglianze e aperto a innovazione"

11 febbraio 2020 | 13.46
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Urbani:

Il Servizio sanitario nazionale italiano sta cambiando. E diventa '3.0' grazie all'uso dei big data, che serviranno a gestire diversamente la spesa, con l'obiettivo di colmare le differenze regionali e aprire le porte all'innovazione, perché "la migliore risposta di un paese evoluto che vuole creare una cornice amichevole nei confronti dell'innovazione è dotarsi di un percorso che oggettivamente la misuri". A parlarne con l'Adnkronos Salute è Andrea Urbani, direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute.

"Stiamo immaginando un futuro diverso per il Ssn - spiega - studiando modelli matematici per comprendere il fabbisogno della nostra popolazione, da qui a 30 anni. Le informazioni le abbiamo tutte, conosciamo l'epidemiologia, sappiamo come si evolverà la composizione della popolazione. Quindi, a regole vigenti, siamo in grado di impostare un fabbisogno di salute prospettico e misurarne i costi".

"Stiamo facendo questo - evidenzia - per provare ad aprire le porte all'innovazione: di ciò che veniva percepito come un costo proveremo a misurare l'impatto sia sulla salute della popolazione, sia sui conti della sanità, immaginando scenari di medio-lungo periodo, per consegnare al regolatore politico degli strumenti di decisione misurati. Questo è il migliore investimento che possiamo fare per il futuro della nostra generazione e di quella che verrà".

Oggi la sanità 'viaggia' su "cifre importanti - ricorda Urbani - parliamo di 2 miliardi di euro in più per il Fondo sanitario nazionale per il 2020, di un altro miliardo e mezzo per il 2021. E' stato abolito il superticket e questo vale altri 554 milioni di euro; abbiamo messo a disposizione dotazioni tecnologiche ai medici di famiglia per 235 milioni. E' una mole di investimenti che non si è mai vista negli ultimi anni, tanto altro c'è da fare, ma occorre farlo seguendo un 'progetto paese' ed evitando investimenti estemporanei. Vogliamo investire con finalità precise".

A questo scopo, evidenzia il Dg della Programmazione, "stiamo iniziando a misurare esattamente quanto costa una patologia. Oggi attraverso i dati che raccogliamo possiamo misurare puntualmente tutto quello che riguarda i malati di diabete, i malati oncologici, i malati di cuore. Nessuno ha mai fatto questo sfruttando dati di real world e interconnettendo i flussi informativi, e sfruttando algoritmi per esaminare i costi in termini di farmaci, ospedale, territorio e quindi capire quanto costa in toto una patologia. Tutto questo lo stiamo facendo per capire quanto vale una innovazione: anche se all'interno di una voce di spesa si ha un costo unitario maggiore, se poi si eliminano tutti gli altri costi perché si cura una patologia, questa innovazione avrà diritto di accesso all'interno dei Livelli essenziali di assistenza (Lea)".

Sulle farmaceutica, per esempio, "il confronto è serrato ed è già in piedi da molti mesi - assicura Urbani - e le prime risposte le avremo a brevissimo. E' evidente che abbiamo due tetti di spesa sui quali fare un ragionamento importante, le aziende però vogliono anche altro: che venga riconosciuto il valore della loro innovazione. Dobbiamo dunque creare un percorso strutturato dove in maniera trasparente, oggettiva e predichiarata se hai qualcosa di buono da propormi c'è un percorso e un canale privilegiato".

"Ed è quello che stiamo facendo: il punto importante a questo scopo è aver creato una commissione nazionale permanente che aggiorna i Lea costantemente. E con i nuovi modelli - conclude - potremo sapere in concreto quanto impatta una innovazione: se il vaglio è positivo si inserirà nei Lea, e questa è la migliore risposta di un paese evoluto che vuole creare una cornice amichevole nei confronti dell'innovazione: dotarsi di un percorso che oggettivamente la misuri. E' importante il concetto, quanto ci metteremo dipenderà da alcune variabili, ma ci stiamo arrivando".

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