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Coronavirus, "percezione esagerata del rischio"

13 febbraio 2020 | 11.09
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Lo sottolinea Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto nazionale per le malattie infettive 'Lazzaro Spallanzani' di Roma: "Basta isteria sui social media"

(Afp)
(Afp)

La risposta globale dei media al nuovo coronavirus "rimane sbilanciata, in gran parte a causa degli sviluppi in continua evoluzione e, di conseguenza, la percezione pubblica del rischio rimane esagerata". Lo sottolinea Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto nazionale per le malattie infettive L.Spallanzani di Roma, in un articolo ('Tonign down the 2019-nCov media hype-and restoring hop') pubblicato su 'The Lancet - Respiratory Medicine'.

Secondo Ippolito, c'è è il pericolo di un cortocircuito a livello informativo quando la velocità dell'emergenza accelera e i media rilanciano fonti diversissime. "Il ritmo rapido ritmo degli sviluppi, l'aumento dei tassi di rilevazione dei casi, insieme alla crescente diversità delle informazioni che arrivano, rende sempre più difficile per i media - evidenzia - assimilare i dati e fare interpretazioni significative da questa fonte di informazione". Inoltre, secondo il direttore scientifico dello Spallanzani, "il volume di informazioni trasmesse dalle autorità sanitarie globali oltrepassa la capacità di raccoglierle e analizzarle o di fare riferimenti incrociati e verificare con altri dati ricevuti. Questa incapacità di convalidare le informazioni può alimentare la speculazione e quindi suscitare preoccupazione nei media e nel pubblico".

"Al di fuori della Cina - continua Ippolito -, sono stati rilevati 307 casi in 24 Paesi. Pertanto, sebbene diverse centinaia di pazienti rimangano in terapia intensiva, il tasso complessivo di mortalità ospedaliera rimane del 2%. E' dunque necessario ridurre l'isteria sull'epidemia Sars-CoV2 e il sensazionalismo sulle nuove informazioni specialmente sui social media dove si cerca l'attenzione dei followers". Secondo Ippolito gli "aspetti positivi" emersi fino ad oggi della lotta al Sars-CoV2: i test diagnostici rapidi, l'aumento della raccolta dei fondi per la ricerca e la corsa allo sviluppo di un vaccino che "dovrebbero avere dei titoli nei giornali mirati ad aiutare a rassicurare piuttosto che spaventare".

"Un modo efficace di mettere a fuoco questa epidemia - prosegue Ippolito - è di metterla a confronto con altre infezioni del tratto respiratorio con potenziale epidemico. Sars-CoV2 sembra adattarsi allo stesso modello dell'influenza: con la maggior parte dei pazienti che si stanno riprendendo e con un basso tasso di mortalità. Inoltre le persone a rischio sono più anziane ('over 65'), immunodepresse o con altre malattie. Al momento non ci sono prove che Sars-CoV2 si diffonda più rapidamente dell'influenza o abbia un tasso di mortalità più alto".

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