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Galli: "Abbiamo chiuso virus in casa, ora inevitabile che torni in circolo"

27 aprile 2020 | 15.43
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L'infettivologo: "Giusto mantenere le autocertificazioni ma se l'obiettivo è la ripresa i test sierologici rapidi restano uno strumento chiave"

(Afp)
(Afp)

In queste settimane di lockdown "non solo le persone, ma anche il virus è stato chiuso in casa" ed "è per questo che non si è dato da fare come avrebbe potuto". Ora, con l'avvio della fase 2, è praticamente inevitabile che insieme alle persone anche il virus torni a circolare: "Il punto è fare in modo che questa circolazione", che potrebbe essere "tutt'altro che trascurabile" con la ripresa delle attività, "non diventi ridisseminazione". E' il monito dell'infettivologo Massimo Galli, docente all'università Statale di Milano e primario all'ospedale Sacco, che ritiene "fondamentale declinare molto l'organizzazione della riapertura nelle singole attività. E' la cosa che mi preoccupa di più - confessa all'Adnkronos Salute - perché non è una cosa facile".

"Abbiamo sicuramente la necessità di riprendere - ammette l'esperto - e sarebbe opportuno che si riprendesse in maniera sicura". Ma "su questo non abbiamo garanzie, non le possiamo avere". Servirà una pianificazione flessibile e mirata, avverte Galli, oltre a un programma di test sierologici che a suo parere dovrebbe utilizzare i test rapidi. Soprattutto in questo senso lo specialista esprime "perplessità" e "riserve" sulle misure annunciate per il periodo al via il 4 maggio. A chi gli chiede se si poteva fare di più, Galli risponde che "è fin troppo facile dire di sì". Su un punto però non ha dubbi: "E' corretto mantenere l'autocertificazione" anche per gli spostamenti fra comuni diversi della stessa regione.

"E' il tentativo di garantire comunque una realtà di spostamenti giustificabili - osserva - Perché ripeto, non è che da un giorno all'altro il virus scompaia". Finora "abbiamo avuto il miglioramento avuto utilizzando un intervento drastico: chiudere la gente in casa" e, insieme alla gente, 'blindare' anche il virus. "Dove di virus ce n'era molto, la gente è stata chiusa in casa con lui; molte di queste persone lo eliminano ancora" quindi "ci sono", e riaprendo ancor più "ci saranno, molte persone che ritornano in circolazione e che verosimilmente il virus ce l'hanno ancora addosso. E' questo il punto" intorno al quale, per Galli, si giocherà il destino della fase 2. "Bisogna fare in modo - ripete - che la circolazione non diventi ridisseminazione".

E "se l'obiettivo è la ripresa, e l'orgnizzazione della ripresa" dell'Italia dopo lo tsunami dell'emergenza coronavirus, i test sierologici rapidi restano uno strumento chiave secondo l'infettivologo. Il docente dell'università degli Studi di Milano e primario all'ospedale Sacco si dice "estremamente perplesso sulla questione riguardante i test proposti, che" fra l'altro "non si capisce molto bene come verranno eseguiti. Su questo ammetto apertamente di mantenere delle riserve - insiste - perché temo che, andando avanti così, riprenderemo sì, ma riprenderemo punto e basta. E questa non è la cosa migliore del mondo".

"Continuo a non essere d'accordo, visto l'obiettivo - precisa lo specialista - sulla scelta, così almeno pare, di fondare la ripresa sull'utilizzo dei test sierologici con prelievo da sangue periferico". Non solo "sono meno sostenibili, più costosi". Ma anche lasciando stare "i costi, incredibilmente diversi", Galli non condivide l'orientamento dei decisori "a meno che non arrivi una dimostrazione fondamentale dell'inadeguatezza dei test rapidi. In mano mia ho sempre più conferme che vanno nella direzione opposta", assicura l'esperto. "Ed è anche curioso - chiosa - che su questo punto io non venga effettivamente confutato".

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