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Caso tamponi Veneto-Crisanti, il virologo: "Reinventano storia a fini propagandistici"

23 maggio 2020 | 17.15
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Il responsabile del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova, parlando all'Adnkronos Salute, si dice "veramente amareggiato"

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

"Mi sembra che si stia reinventando la storia per fini propagandistici. Da parte mia in questa squallida polemica non voglio entrarci nemmeno, io faccio il ricercatore". Andrea Crisanti, responsabile del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova, parlando all'Adnkronos Salute si dice "veramente amareggiato" per quello che in queste ore è diventato un caso. Una battaglia mediatica che ruota intorno alla 'paternità' del modello Veneto sui tamponi per la diagnosi di Covid-19, risultato vincente nella gestione della fase 1 dell'emergenza coronavirus. "I tentativi di appropriarsi di qualcosa di non tuo sono meschini", osserva Crisanti. "Evidentemente c'è un dividendo politico da incassare".

"Ho letto che la dottoressa Russo", ricostruisce il virologo dell'università di Padova riferendosi a Francesca Russo, capo del Dipartimento di Prevenzione della Regione Veneto, "aveva un piano tamponi il 31 gennaio e questa è una baggianata. Lei questo piano non ce l'aveva, non c'era proprio l'obiettivo di cercare i pazienti asintomatici", sostiene lo scienziato. Tant'è, riferisce, che "l'8 febbraio il suo Ufficio mi ha impedito di fare i tamponi alle persone che tornavano dalla Cina perché non era previsto dalle linee guida del Governo. Mi hanno anche minacciato di danno erariale".

"Il piano che ho visto della dottoressa Russo del 31 gennaio era quello del ministero della Salute, secondo cui i tamponi andavano fatti solo ai sintomatici - afferma Crisanti - Poi, presi dal panico, il 21-22 febbraio hanno fatto la scelta giusta" ossia "quella di tamponare bene. Ma non è stata una scelta sistematica - precisa - bensì una cosa occasionale di cui non hanno compreso il significato scientifico ed epidemiologico. Poi - ricorda il virologo - il 27-28 febbraio ho telefonato a Zaia ed è iniziato il vero piano tamponi del Veneto. Possono dire quello che vogliono, ma la realtà è questa".

"I fatti parlano chiaro e non ho bisogno di alimentare nessuna polemica", incalza il ricercatore che trova la vicenda "davvero deprimente", ma si dice "pronto a mostrare le carte: se vogliono che mostri tutta la documentazione lo farò, anche se preferirei non arrivare a questo punto".

"Chi ha combattuto per fare tamponi agli asintomatici?", chiede Crisanti. "Se ne escono adesso, 2 mesi e mezzo dopo, e reinventano la storia per fini propagandistici", commenta lo scienziato. "Il 31 gennaio - ripete - la dottoressa Russo non aveva nulla che prevedesse l'infezione degli asintomatici come vettore della trasmissione. E' una cosa che abbiamo scoperto noi", puntualizza e conclude: "Sono veramente desolato che per fini politici si speculi sulla sofferenza delle persone e di migliaia di morti".

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