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Covid, epidemiologa Salmaso: "Non facciamoci illusioni, il virus circola bellamente"

10 agosto 2020 | 10.27
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(Fotogramma)
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"Abbiamo avuto 250mila casi e ancora non sappiamo quale sia il rischio delle singole situazioni in cui siamo esposti al contagio. Ne sapremmo di più, se avessimo raccolto i dati in modo coordinato. Invece ancora oggi non esiste uno strumento tecnologico valido in tutto il Paese per registrare i dati dei casi e dei loro contatti". Lo afferma l'epidemiologa Stefania Salmaso, ex direttrice del Centro nazionale di epidemiologia e sorveglianza dell'Istituto superiore di sanità, in un'intervista a 'la Repubblica'.

Rispetto ai primi mesi dell'epidemia, oggi "dovremmo essere più pronti ad agire - spiega - Abbiamo una sanità federale, ma è troppo importante fare scelte e raccogliere dati in modo coordinato. In questi mesi abbiamo investito molto in macchinari per malati gravi e terapie intensive. Avremmo dovuto fare di più anche per i servizi di epidemiologia e prevenzione. Bastano un tablet con moduli di raccolta dati uguali per tutti e squadre di personale addestrato a condurre le interviste sui contatti dei positivi. Costano poco e sono utili per controllare la circolazione del virus e interrompere le catene di trasmissione".

Devono preoccupare i numeri in crescita dei contagi di Covid nella scorsa settimana? "Era strano che l'Italia rimanesse con pochi casi - risponde Salmaso - visto che siamo circondati da Paesi con numeri importanti". Colpa delle vacanze? "Il lockdown di marzo aveva congelato l'epidemia. Il virus circolava al Nord ed è rimasto abbastanza confinato lì. E' stato un risultato importante. Oggi viaggi e vacanze rimescolano le carte. I contagi si stanno ridistribuendo fra Nord e Sud e fra Italia ed estero. Non facciamoci illusioni, il virus circola bellamente e se trova un'occasione per contagiare, non la perde certo".

Per l'epidemiologa, comunque, "la situazione oggi è meno grave dal punto di vista clinico, ma nulla esclude che possa tornare a peggiorare. La circolazione per focolai è un momento di transizione fra le fasi della pandemia. Non ci permette di stare tranquilli, ma non è grave come la circolazione che chiamiamo diffusa: la situazione di marzo in molte aree del Nord, in cui il virus è riuscito a contagiare più di un quarto della popolazione. Tutto dipenderà - sottolinea - da quanto riusciremo a circoscrivere i casi e interrompere le catene di trasmissione".

Per contagiarsi "non basta passare accanto a un infetto per un attimo. Ci sono individui molto contagiosi e situazioni più propizie per la trasmissione. Parliamo di eventi di superdiffusione, in cui un solo positivo infetta un gran numero di persone. Ignoriamo invece che peso abbia il contagio all'interno delle famiglie, se quindi un malato debba essere allontanato dalla sua casa, e quanto abbiano influito gli asintomatici in Italia. L'indagine nazionale di sieroprevalenza ci ha mostrato che i lavoratori rimasti attivi durante il lockdown non si sono infettati più di quelli chiusi in casa, e che il rischio è stato concentrato in specifiche aree geografiche. Ma ignoriamo ancora quanto potranno essere rischiose le scuole".

C'è un calo di cautela nei giovani? "Le cautele devono restare per tutti. Distanza, mascherine e lavaggio delle mani sono d'obbligo, e lo resteranno per parecchio. Forse i messaggi della comunità medica e scientifica non sono stati abbastanza concordi", chiosa.

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