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Covid, l'infettivologo: "Diffuso nelle famiglie dai fuggiti a controlli"

25 settembre 2020 | 10.37
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Alessandro Perrella: "Non siamo alla vigilia di un nuovo lockdown, ma vanno rispettate regole di prevenzione"

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"Non siamo alla vigilia di un nuovo periodo di lockdown, per ora non ne esistono i presupposti. Ma, lo ripetiamo di continuo anche a costo di diventare monotoni, bisogna stare sempre molto attenti e seguire delle regole di prevenzione sempre più necessarie". E' l'appello lanciato da Alessandro Perrella, infettivologo della task force anti Covid-19 istituita dalla Regione Campania, in un'intervista a 'Il Mattino'

In questo periodo "sono aumentati in grande quantità gli asintomatici, che sono diventati la maggioranza. È la prima differenza - spiega - con il periodo del lockdown, quando invece i sintomatici erano tantissimi, soprattutto di età avanzata. Ora, ci sono più asintomatici con una diminuzione dell'età media dei contagiati". Secondo Perrella, "esaurito il fenomeno del rientro dalle località turistiche, è rimasta una fetta, che pensiamo sia consistente, di persone che non hanno dichiarato la loro provenienza al ritorno dalle vacanze. Gente sfuggita ai controlli, che non si è dichiarata per timore di lunghe quarantene, ed era asintomatica. Da qui la diffusione, nelle famiglie, del virus. Senza avere traccia di un primo contagio, diventa difficile risalire alla catena originaria e ricostruire con attenzione tutti gli infettati che sono asintomatici".

Perché obbligare di nuovo l'uso delle mascherine anche all'esterno, come in Campania? "Per una elementare ma indispensabile attività di prevenzione. L'ordinanza del presidente ha limitato l'obbligo nel tempo, per verificare cosa accadrà dopo il 4 ottobre, se si registreranno diminuzioni di contagi".

"Credo che l'epidemia si affronti soprattutto con un nuovo atteggiamento mentale - afferma Perrella - che è stato, ad esempio, quello assimilato nella prevenzione dall'Hiv. Per prevenirlo, si è ripetuto fino all'eccesso che era necessario mutare le abitudini sessuali e utilizzare sempre il preservativo come mezzo di prevenzione dalla malattia. Alla lunga, è diventata un'abitudine di prevenzione dall'Hiv e da qualsiasi altra infezione sessuale". Allo stesso modo, evidenzia, "dovremmo entrare nell'ordine di idee che la mascherina dobbiamo considerarla, ancora per molti mesi, uno strumento di indispensabile prevenzione anti-Covid. Usarla, anche all'esterno, ma soprattutto nei luoghi chiusi, diventa una vera difesa per sé e gli altri".

Basta la mascherina? "In questa fase, è importante in aggiunta a tutti gli accorgimenti già indicati a inizio epidemia. Lavarsi le mani, mantenere distanziamenti tra le persone dovrebbero essere diventate abitudini normali, ma vengono invece sentite come costrizioni". Negli ospedali "per ora non c'è alcuna situazione di emergenza, anche perché i contagiati attuali sono soprattutto asintomatici e si curano a casa. Le regole di prevenzione che raccomandiamo servono anche a evitare che, con l'autunno, la situazione ospedaliera possa mutare in peggio".

C'è questo rischio? "Gli algoritmi sull'evoluzione dell'epidemia prevedevano già che, a settembre, avremmo avuto il numero di contagi attuali in una situazione meno grave della malattia. In autunno inoltrato - risponde - non temiamo aggravamenti, sempre che vengano seguite le indicazioni di prevenzione, facendole diventare abitudini quotidiane". Quest'autunno "occorre un continuo monitoraggio nelle scuole, ma va anche considerata la possibile influenza del cambio di clima sulla diffusione del virus".

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