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San Valentino, ecco perché rose e petunie sono 'petalose'

12 febbraio 2020 | 13.25
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Cnr rivela, scoperta da scienziati italiani la mutazione di un gene chiave per lo sviluppo del fiore

(Foto CNR)
(Foto CNR)

A San Valentino i fiori tornano ad essere protagonisti, con generosissime esplosioni di colori. Ed ora piante dai molti petali come rose, garofani e alcune petunie, alla vigilia della festa degli innamorati arrivano alla ribalta delle cronache grazie ad una scoperta che spiega perché questi fiori sono così 'petalosi'. La ricerca, appena pubblicata sul Journal of Experimental Botany, ha infatti rivelato che la loro 'petalosità' è dovuta a mutazioni genetiche naturali molto simili tra loro.

Un risultato scientifico tutto italiano e che potrebbe avere un forte impatto nel settore del florovivaismo che, sottolineano gli scienziati, "conta su un giro d’affari multimiliardario a livello mondiale ed è sempre alla ricerca di nuovi prodotti da immettere sul mercato". La scoperta è nata dalla collaborazione tra l'Università Statale di Milano, dove è stata coordinata da Laura Rossini - docente di Genetica agraria al dipartimento di Scienze agrarie e ambientali- l'Istituto di biologia e biotecnologia agraria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibba) -con il primo autore Stefano Gattolin e ricercatore del Cnr-Ibba - ed il Parco tecnologico padano di Lodi Ptp Science Park.

I ricercatori hanno dimostrato che "particolari mutazioni in un gene chiave dello sviluppo del fiore ne alterano la regolazione, così da farlo 'lavorare' più a lungo e portare appunto alla formazione di un'abbondanza di petali rispetto ai cinque che sarebbero la normalità nel garofano e in altre specie". Il team di ricerca sottolinea che i "fiori doppi", con aumentato numero di petali, sono infatti "spesso preferiti dai consumatori e aumentano il valore commerciale di molte varietà".

Il Cnr riferisce che oltre che in laboratorio, parte delle analisi sono state effettuate anche al computer grazie a database online contenenti l’intera sequenza genomica del Dna di diverse piante. Per quanto riguarda il garofano, ad esempio, in rete è disponibile l’informazione genetica della celebre varietà 'Francesco', creata nella seconda metà del secolo scorso dal rinomato ibridatore italiano Giacomo Nobbio.

Durante precedenti studi, gli autori avevano già individuato la mutazione responsabile di questo carattere nel pesco e in alcune rose. "È stato davvero sorprendente analizzare uno ad uno i geni che ritenevamo coinvolti e ritrovare via via mutazioni analoghe nella rosa Rugosa, nei garofani e nelle popolari petunie 'doppie', tanto che abbiamo voluto coniare il nome 'Petalosa' per la famiglia genica da noi caratterizzata", commenta Gattolin.

Laura Rossini spiega inoltre che "il trasferimento di questa informazione a specie diverse non era affatto scontato, si pensi che le piante oggetto di questo studio sono talmente diverse che un loro antenato comune risale al Cretaceo, quando ancora il mondo era dominato dai dinosauri". L’uomo, guidato dal suo ideale di senso estetico, ha selezionato nei secoli le mutazioni naturali avvenute nei geni Petalosa e ha favorito così la diffusione di varietà con fioriture spettacolari. Questa conoscenza, concludono gli scienziati, "può ora essere applicata allo sviluppo di nuove varietà a 'fiore doppio' in altre piante, anche attraverso le nuove tecniche di genome editing, che consentono di modificare in maniera mirata specifiche sequenze geniche".

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