Roma, 22 mag. (Adnkronos Salute) - Il 61% dei medici italiani chiede un inquadramento diverso da quello degli altri dirigenti della Pubblica amministrazione. E' quanto emerge dal sondaggio Cimo Asmd condotto su un campione di oltre 6 mila medici. L'indagine, 'Medico Oggi. Una professione in cerca d'autore', è anche il titolo del prossimo convegno Cimo Asmd in programma a Roma il 27 maggio. Insomma, i dati parlano chiaro: i medici italiani non vogliono più una carriera come quella degli altri dirigenti della pubblica amministrazione.
"Noi di Cimo - afferma il presidente Riccardo Cassi - lo diciamo da tempo: non è più possibile per i medici del servizio sanitario nazionale andare avanti in questo modo. La professione medica va riformulata interamente. Attualmente le funzioni mediche sono reputate dirigenziali a prescindere se siano di direzione di struttura o di studio e di ricerca. In questo modo si riconosce al medico uno status di dirigente pubblico atipico rispetto al contesto in cui opera. Infatti il medico, come lo stesso sondaggio conferma, avverte un senso di disagio perché da un lato deve adempiere ai propri doveri deontologici e professionali e dall'altro alle disposizioni di una pubblica amministrazione che basa il lavoro solo su aspetti burocratici e amministrativi".
Secondo Cassi, "è stato un errore enorme aver appiattito tutti i medici dipendenti in un unico livello giuridico senza riconoscerne le peculiarità rispetto alle altre figure dirigenziali. Per questo è necessario un radicale cambiamento che riconosca una categoria speciale professionale che includa l'area della dipendenza e quella della convenzionata. La carriera del dirigente medico - aggiunge - dovrà tener conto delle effettive peculiarità del professionista che derivano da un percorso formativo di elevata specialità. Noi di Cimo abbiamo già scritto una proposta di riforma che illustreremo martedì 27 maggio nell'ambito del nostro convegno, alle istituzioni e alle altre sigle sindacali".