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Sanita': albumina in ospedale salverebbe 6 mila vite l'anno in Europa

18 marzo 2014 | 18.11
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Sanita': albumina in ospedale salverebbe 6 mila vite l'anno in Europa

Milano, 18 mar. (Adnkronos Salute) - "Tornare a usare l'albumina nei reparti di terapia intensiva potrebbe significare salvare la vita a 5-6 mila persone in più ogni anno in Europa". E' la stima di Luciano Gattinoni, direttore del Dipartimento di emergenza urgenza della Fondazione Policlinico di Milano e del Dipartimento di fisiopatologia medico-chirurgica e dei trapianti dell'università Statale meneghina, che ha coordinato lo studio 'Albios' per verificare gli effetti della proteina su pazienti ricoverati per sepsi grave o shock settico. Il lavoro, condotto in collaborazione con l'università degli Studi di Milano-Bicocca, il Consorzio Mario Negri Sud e l'Irccs Mario Negri, è pubblicato sul 'New England Journal of Medicine'. Completamente sostenuta da fondi pubblici, finanziata dall'Agenzia italiana del farmaco, la ricerca ha coinvolto per 3 anni e mezzo 100 strutture italiane di terapia intensiva e rianimazione, per un totale di 1.800 pazienti.

L'albumina è una proteina presente naturalmente nel sangue, svolge funzioni essenziali e ha proprietà antinfiammatorie. La sua concentrazione diminuisce durante la sepsi, un'infezione causata da germi patogeni, che 'viaggiando' nel sangue invade tutto l'organismo e provoca nei casi più gravi uno shock settico mortale nel 50-60% dei malati. Iniettare albumina nei pazienti con sepsi, quindi, potrebbe migliorare il decorso della malattia. Per più di 20 anni però, spiegano gli esperti, "le condizioni con cui utilizzare l'albumina sono state un aspetto molto dibattuto e controverso, sia per la comunità scientifica che per le autorità regolatorie. Studi mirati a valutazioni sistematiche arrivano addirittura a segnalarne un rischio, più che un beneficio, e a renderne perciò inaccettabili i costi". Per questo il team italiano ha deciso di avviare 'Albios', "uno degli studi più ampi mai realizzati per questa patologia, senza alcun compenso per il personale coinvolto".

La ricerca "ha prodotto risultati assolutamente originali - sottolinea Gattinoni - e con un impatto certo per le terapie intensive di tutto il mondo: reti collaborative di questo tipo non hanno riscontro in altri Paesi". I clinici hanno diviso in pazienti in due gruppi: al primo sono stati somministrati i cristalloidi, soluzione di acqua e sali per reintegrare il volume di liquidi del paziente; al secondo gruppo è stata somministrata albumina in aggiunta ai cristalloidi. Già dopo 7 giorni di terapia il 'gruppo albumina' aveva una pressione sanguigna migliore e un minor accumulo di liquidi nei tessuti. Nelle settimane seguenti, inoltre, "abbiamo verificato che la sopravvivenza dei due gruppi inclusi nello studio era simile - riferisce lo specialista - Abbiamo però anche evidenziato un miglioramento della mortalità pari al 6-7% nei casi con shock settico, quelli più gravi, trattati con albumina. Un risultato straordinario per una condizione clinica tanto a rischio, e che apre la strada a un'indicazione nuova".

In Europa i pazienti con una diagnosi di sepsi grave o di shock settico sono il 15-20% di quelli ricoverati nei reparti di rianimazione. In Italia queste patologie colpiscono almeno 16 mila persone, che arrivano a 120-200 mila a livello europeo. "Nel progetto - aggiunge Roberto Latini, capo del Dipartimento cardiovascolare del 'Mario Negri' - è stato possibile creare una delle più ampie banche mai realizzate con i campioni biologici dei pazienti con sepsi. Le analisi hanno già permesso di seguire l'evoluzione dello shock nel singolo paziente e di caratterizzare nuovi marcatori di rischio, e saranno oggetto di nuove ricerche collaborative anche a livello internazionale". I risultati dello studio, concludono gli autori, "confermano una volta per tutte che la somministrazione di albumina può produrre vantaggi significativi in caso di grave sepsi. Sarebbe quindi utile tornare a utilizzarla in questa patologia, come l'Italia, il Belgio e la Francia hanno continuato a fare in questi anni".

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