Roma, 10 mar. (Adnkronos Salute) - La privatizzazione della Croce Rossa italiana muove i primi passi. Il nuovo corso, partito a gennaio, fa discutere. E divide. Da un lato i vertici dell'organizzazione, che definiscono la riforma "un passaggio fondamentale" che renderà la Cri più "dinamica, efficiente e competitiva". Dall'altro i lavoratori, in particolare i precari, che temono minori garanzie e la perdita del posto di lavoro. E che infatti si ribellano: "L'obiettivo - spiega Massimiliano Gesmini, coordinatore nazionale Usb pubblico impiego Cri - è chiaro ed evidente: licenziare migliaia di dipendenti e svendere beni immobiliari dell'organizzazione".
Punti di vista diametralmente opposti. Per il presidente nazionale di Croce Rossa, Francesco Rocca, la normativa - che prevede dal primo gennaio 2014 la trasformazione di tutti i comitati provinciali e locali di Croce Rossa in associazioni di diritto privato - "nasce da un'esigenza di maggiore dinamismo sul territorio. Il nuovo corso - spiega Rocca - porterà a uno snellimento della burocrazia. E a una maggiore capacità di intervento".
Nelle intenzioni c'è anche la volontà di potenziare la rete sul territorio, soprattutto nelle aree metropolitane. "Il nostro obiettivo - spiega il presidente Cri - è facilitare l'accesso ai servizi. Siamo nel pieno di una crisi economica importante e i bisogni più impellenti sono di carattere socio-assistenziale. I soggetti più colpiti dalla crisi, e vulnerabili, sono gli anziani e le famiglie monoreddito. E' a queste categorie più fragili che guardiamo". I principali servizi che eroga Croce Rossa sono infatti rivolti alle persone in "difficoltà, economica e materiale. E anche psicologica", sottolinea Rocca. (segue)