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Sanità: infettivologi, virus Ebola può uccidere fino a 90% contagiati

02 aprile 2014 | 17.55
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Sanità: infettivologi, virus Ebola può uccidere fino a 90% contagiati

Roma, 2 apr. (Adnkronos Salute) - Il virus Ebola più letale, meglio noto come l'Ebola-Zaire, "può uccidere fino al 90% dei contagiati, ma non si è mai mosso dall'area geografica dove si è verificata la malattia. I pochissimi casi che si sono visti fuori dall'Africa hanno coinvolto persone che hanno raggiunto i paesi d'origine per farsi curare. La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, e raramente supera il primo contatto". Parola di Massimo Galli, infettivologo della Simit, la Società italiana malattie infettive e tropicali. "In passato - aggiunge - le epidemie hanno trovato negli ospedali locali, dotati di mezzi inadeguati a limitare il contagio, il luogo della loro amplificazione. La preparazione dei corpi alla sepoltura, che coinvolge in alcuni paesi l'intero gruppo familiare, ha rappresentato un ulteriore volano per la diffusione della malattia in alcune situazioni".

"L'allarme a livello locale - spiega Galli, ordinario di malattie infettive all'Università di Milano e segretario della Simit - è assolutamente dovuto e va mantenuto fino al contenimento della malattia: va tuttavia ricordato che fino ad ora le epidemie da Ebola non si sono mai estese oltre un raggio di poche decine di chilometri dal punto in cui si sono generate. La catena del contagio - osserva - tende ad arrestarsi rapidamente, al primo o al secondo contatto. L'infezione è contratta per contatto diretto, con persone e animali malati e loro fluidi corporei".

La probabilità che un turista possa contagiarsi "è trascurabile, poiché le aree interessate sono in genere remote - sottolinea l'esperto - fuori dai circuiti turistici e poiché le località colpite vengono di regola chiuse all'accesso dall'esterno. Non è una malattia trasmessa da zanzare, come la malaria (per cui consigliamo sempre di eseguire la profilassi), ne per via aerea come l'influenza. Per la trasmissione occorre un contatto fisico o coni liquidi e secreti corporei dei malati".

La famiglia di virus a cui Ebola appartiene, i Filoviridae "non si è certo evoluta nella nostra specie: si tratta di una sorte di 'alieni' - precisa la Simit - che, se casualmente ci infettano, si comportano come 'teppisti disadattati', uccidendo un ospite che per loro non è ne abituale, ne a loro necessario per continuare a perpetuarsi come specie. In realtà le specie conosciute di Ebola sono cinque, di cui solo tre terribilmente patogene e spesso letali, mentre le altre due individuate molto meno pericolose e una, Ebola Reston, praticamente non patogena per l'uomo. Negli ultimi anni si è cominciato a capire che gli Ebola più aggressivi sono probabilmente virus di alcune specie di pipistrelli".

"In natura sono comuni forse, più di quanto si pensi - prosegue il Galli - Il più pericoloso, Ebola Zaire, o Zebov, ha fatto la sua prima apparizione nel 1976, nello Zaire, uccidendo l'88% dei 318 casi. Nello stesso anno nel Sud Sudan sono stati accertati altri 284 casi con il 53% di decessi. Si è in seguito scoperto che si trattava di una diversa specie virale, chiamata Ebola Sudan, che nel 2000-2001 ha causato, questa volta in Uganda un'altra epidemia, la più vasta finora registrata, con 425 casi e il 53% di decessi. Tra il 2004-2007 - ricorda - una nuova epidemia nel Congo data da una nuova specie virale, Ebola Bundibugyo, con 129 casi e il 25% di morti. Poi, dopo altri episodi più circoscritti, causati alternativamente dalle tre specie patogene in diversi paesi africani tra il 2009 e il 2012, quello attualmente in corso in Guinea, sorprendente, perché è l'episodio più settentrionale mai avvenuto e perché, salvo smentite,sarebbe causato da ZEboV".

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