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Sanita': inversione di tendenza, Italia non piu' meta infermieri stranieri

12 maggio 2014 | 13.48
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Roma, 12 mag. (Adnkronos Salute) - Cinque anni fa erano 35 mila gli infermieri di origine straniera, a lavorare in Italia. "Oggi credo che il numero sia rimasto invariato, anzi molto probabilmente sta diminuendo. L'Italia non è una metà appetibile come un tempo per gli operatori della salute". Ad affermarlo è Foad Aodi, presidente dell'Amsi (Associazione medici stranieri in Italia) e di Uniti per Unire, commentando i dati diffusi dal Nursind in occasione della Giornata internazionale dell'infermiere che si celebra oggi. Dati che mostrano un aumento della disoccupazione infermieristica.

"Negli ultimi tempi - sottolinea Aodi all'Adnkronos Salute - sono molto diminuiti gli infermieri di origine straniera che vengono a lavorare in Italia. Non possono sostenere concorsi pubblici e, a differenza del passato, non accettano di lavorare più attraverso le cooperative, che sono mal pagate e a loro volta pagano poco". Non solo. A rendere il nostro Paese, in generale, una metà meno desiderata dagli operatori della salute "è la diffusione della medicina difensiva, la principale preoccupazione per chi pensa di venire a lavorare in Italia".

Così si assiste sempre più a un'inversione di tendenza, anche fra i medici, pronti a fare la valigia per tornare all'estero. "Abbiamo stretto di recente un accordo con l'Ecuador - prosegue Aodi - in venti giorni abbiamo ricevuto oltre 650 mail di operatori che volevano andare a lavorare lì". Per Aodi, "é necessario un nuovo censimento aggiornato, rispetto a quello di 4-5 anni fa, secondo cui in Italia ci sono 15 mila medici di origine straniera, 35 mila infermieri (la maggior parte dalla Romania e dalla Polonia), 4 mila farmacisti e 3.500 fisioterapisti".

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