Roma, 24 feb. (Adnkronos Salute) - Nessuna strategia ad hoc o corsia preferenziale per inserire i medici giovani e precari all'interno delle Case della Salute, che verranno istituite nella Regione Lazio. Per il Sindacato dei medici italiani del Lazio (Smi), infatti, affidare la gestione delle strutture sanitarie in questione alle nuove leve, consentirebbe un vero e proprio rinnovamento dell’assistenza ai cittadini. Invece, secondo Paolo Marotta vice-segretario Smi-Lazio, "ci si ostina a voler dare in gestione le Case della Salute alle Unità di Cure Complesse".
Per il sindacalista, analizzando i numeri, emerge che "le Unità di Cure complesse semplici (Ucp), senza sede unica, hanno un costo di 6,40 euro annui per assistito. Mentre, le Unità Complesse di cure primarie (Uccp), con sede unica di riferimento, costano 8,40 euro annui per assistito. Pertanto, affidando le Case della Salute a tali strutture (Uccp), la regione Lazio registra, (relativamente ad un bacino di utenza di circa 60.000 abitanti), una spesa complessiva di 10.000 euro al mese. Cifra che andrebbe suddivisa fra i 60 medici addetti, a rotazione, al servizio". Quindi, per Marotta "non si comprende il motivo per cui la Regione Lazio non utilizzi gli stessi fondi per favorire i medici giovani e precari".
Anche Stefania Russo, presidente della sede provinciale Sigm-Roma, auspica "una marcia indietro della Regione circa la mancata previsione della valorizzazione dei giovani medici all'interno di una riforma strutturale della sanità. Diversamente, si perderà l'ennesima occasione per innestare un cambiamento culturale e professionale atteso da tempo". "La proposta dei Giovani Medici (Sigm), di avvalersi del contributo delle giovani generazioni di medici di medicina generale in ambito territoriale, si fonda sul presupposto di affrontare l'annoso problema del sovraffollamento ospedaliero, creando appositi protocolli operativi sia per il chronic-care che per la gestione dei codici colore di triage bianchi e verdi".