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Sanita' Lombardia: Cgil, via manager infedeli da servizio pubblico

15 maggio 2014 | 14.46
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Milano, 15 mag. (Adnkronos Salute) - "Via i manager infedeli al servizio pubblico". La sanità lombarda è "da cambiare" e "non ci si può stupire ancora per gli ultimi arresti milanesi: occorre agire". Invita a passare ai fatti Florindo Antonio Oliverio, segretario generale Fp Cgil Lombardia, sottolineando che l'inchiesta Expo "arriva solo dopo numerose altre che hanno svelato un sistema affaristico intorno alle attività più redditizie della nostra regione, a partire dalla sanità che è grande parte dell'economia lombarda. La giunta Formigoni era caduta proprio sotto le inchieste della magistratura, e l'insediamento del presidente Maroni non ha prodotto alcun cambiamento della gestione sanitaria lombarda".

"Anche in questi giorni, in cui il governatore annuncia cambiamenti - prosegue il sindacalista - si ostina a parlare di sviluppo e non di radicale cambiamento di un sistema, quello sociosanitario, che è esso stesso causa della spinta all'affare a tutti i costi, avendo trasformato il bisogno di salute nel mercato delle prestazioni sanitarie, in cui il privato ha grande parte. Gli stessi direttori generali delle aziende sanitarie lombarde sono gli stessi dell'era formigoniana. Individuati secondo spartizione tra Lega e ex Pdl, continuano a occupare i posti di comando nonostante il coinvolgimento diretto nelle inchieste". Infatti "l'impressione che si ha è che nonostante le inchieste nessuno mai paghi sul serio, continuando a usare denaro pubblico per affari privati. E intanto la spending review colpisce le retribuzioni di centomila operatori della sanità, ai quali ancora in questi giorni ci si ostina a voler ridurre quote di salario accessorio con i tagli di bilancio".

La Fp Cgil indica "al presidente Maroni un criterio, che è immediatamente riconducibile a quello delle competenze, per individuare i suoi manager: escluda quanti sono stati ritenuti responsabili dalla magistratura di esborsi impropri nella gestione di appalti, forniture e convenzioni. Nel sistema Daccò - evidenzia Oliverio - c'erano faccendieri e dirigenti che hanno mostrato infedeltà alla propria missione istituzionale. Così come - aggiunge - piena luce deve essere fatta su come è stato possibile che in alcune aziende sanitarie lombarde ci sia stata la lunga mano delle cosche nella determinazione e aggiudicazione degli appalti, secondo quanto risultò dalle inchieste di tre anni fa".

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